L'EVOLUZIONE DELLA LEGGENDA - I. Poesia dalla History of Middle Earth [16] The Wanderer’s Allegiance ~ The Town of Dreams and the City of Present Sorrow

La città dei sogni e la città del dolore dell’oggi

già

La fedeltà del viaggiatore

Preludio
[Foresang]

In giorni ignoti i padri dei miei padri
vennero, e di figlio in figlio misero radici
tra i frutteti e i prati accanto al fiume,
e le alte erbe della piana ch’è fragrante;
molte estati videro essi accender fuochi gialli
di giaggioli tra le inchinanti canne
e molti mari di fiori mutarsi in frutti d’oro
nei giardini cinti di mura dell’ampia campagna.

*

Fra gli alberi allineati là, i narcisi
si chinavano in primavera, e a lungo gli uomini ridevano
cantando forte, nel lavoro faticoso, felici lai,
e lieve rendendo la sera con canti e con vino;
facile veniva il sonno col ronzio delle api
ch’erano in folla nei giardini delle case, colmi di fiori;
nell’amore di bei giorni illuminati dal sole
ricca fioriva là la vita secondo un ritmo stabilito –
ma questo fu in antico
ed ora essi non cantan più, non mietono e non seminano
e io, a ciò costretto, per molte cittadine di quest’isola
senza dimora erro e un poco vi rimango.

{I tre stemmi araldici delle città di Tol Eressëa: Cortirion [Warwick], schizzo di J. R. R. Tolkien}

 

La città dei sogni
[Þæt Slǽpende Tún]
Una vecchia città rivisitata

già
La città dei giorni morti

Qui molti giorni accanto a me strisciarono, gentili,
in questa città a me cara, ch’è della dimenticanza antica;
qui, nei sogni ravvolto, una volta a lungo dormii
e nessun’eco udii dell’ambascia del mondo
giungere tra il frusciare delle ricche foglie degli olmi,
mentre, su bassi fondali, il gorgogliante Avon intesseva,
una melodia infinita, e le mattine e le sere
scorrevano lungo la sua acqua, sinché venne l’autunno
(come le foglie d’oro che s’immergono fremendo,
sinché lo scuro fiume riluce di guizzi di fiamma
che, lentamente, s’allontanano e più non li vediamo).

*

Ché qui il castello e la possente torre,
più alti degli olmi posti in fila,
più grigi delle piogge di novembre,
dormono e non momenti di sole, non ora di trionfo,
né il passar delle stagioni ovver del Sole
destan gli antichi signori che da troppo tempo il sonno tiene.

*

Nessuna veglia disturba mai il loro sonno stupendo,
se pure una ridente radiosità danzi lungo il fiume;
e siano essi vestiti di neve ovver sferzati da ventose piogge,
o crei il marzo vortici per i sentieri sinuosi,
l’olmo la veste e poi la spoglia d’un milione di foglie,
come i momenti riuniti d’un affollato anno.
Il loro vecchio cuore mai piange, mai si duole,
ché comprendere non può questa marea maligna,
la gran mestizia dell’oggi e la paura del domani;
flebili echi si perdono nelle sale sonnolente,
come spettri; striscia sui muri la luce del dì.

 

{I tre stemmi araldici delle città di Tol Eressëa: Celbaros [Cheltenham], schizzo di J. R. R. Tolkien}

 

La città del dolore dell’oggi
[Seo Wépende Burg]

Vi è una città posta da qui lontano,
e una valle che fu scavata in giorni ormai scordati –
più diffusa era là l’erba e gli alti olmi eran più rari;
gravava il senso del fiume nell’aria della pianura
e molti salici mutavano l’aspetto delle terre e dei cieli,
là dove i rivi che nutrono serpeggiavano lenti
e verso il ciglio del veleggiante Tamigi,
attorno al suo vecchio e ampio seno, i vecchi tronchi
eran piegati e sul suo corso s’allungavano ombre sottili
dove le loro grigie foglie, chine sulle argentee pozze,
un copriletto intessevano pari a lucenti gemme
ch’eran d’azzurro e d’un verde fosco e di filtranti raggi.

*

Oh annosa città, sede d’un soggiorno troppo breve,
vedo le fitte tue finestre che, una a una, ardono
di lumi e di candele d’uomini dipartiti.
Le velate stelle ti sono corona, la notte ti è vestito,
per impareggiabile magia tu possiedi
il cuore mio e i giorni andati tornano alla vita:
le albe di antiche mattine, o le oscurate sere, portano
dalla città gli antichi suoni del crepuscolo.
Nell’intimo tu hai il desiderio forte e la delizia,
e verso di te, nel sonno, danza lo spirto mio
lungo le grandi e grigie strade, o lungo
un vicolo che la notte illumina –
e più non pensa esso ad altre città che ha conosciuto,
e per un poco scorda il torrione circondato da alberi,
e la città dei sogni, dove non più cantano gli uomini.
Poiché il tuo cuore sa e molte lacrime tu versi
per tutto il duolo di questi rei anni.
I tuoi mille pinnacoli e le scolpite guglie
li illuminano gli echi ed i lambenti fuochi
di molte compagnie di campane che risuonano
evocando visioni pallide di giorni maestosi;
gli anni pieni di vento si son dispersi in vie lontane,
e nelle sale tue ancor canta il tuo spirito
canti d’antiche memorie in mezzo alle lacrime dell’oggi,
o la speme di giorni futuri, un poco mesti per molte paure.
Ascolta! Se pur per i sentieri tuoi non corrono risate,
mentre la guerra prematuramente prende i tuoi molti figli,
non marea di male può far naufragare la tua gloria,
rivestita di mesta maestà, con le stelle a tua corona.

{I tre stemmi araldici delle città di Tol Eressëa: Tavrobel [Great Haywood], schizzo di J. R. R. Tolkien}

J. R. R. Tolkien
16-18 marzo 1916
“marzo 1916, Oxford e Warwick; riscritta a Birmingham, novembre 1916”

 

 

Tratto da Il Libro dei Racconti Perduti – Parte II
Traduzione di Luca Manini

 

-Rúmil

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