Gollum ritornò silenziosamente e sbirciò da sopra la spalla di Sam. Guardando Frodo, chiuse gli occhi e si allontanò senza far rumore.
«Sméagol aiuta sempre», disse. «Ha portato conigli, buoni conigli. Ma padrone addormentato, e forse anche Sam vuole dormire. Forse non vuole conigli adesso. Sméagol cerca di aiutare ma non può trovare le cose in un attimo».
Sam comunque non faceva alcuna obiezione riguardo ai conigli, e lo disse. Tutti gli Hobbit, beninteso, sanno cucinare perché cominciano ad apprendere l’arte prima dell’alfabeto (che molti non imparano mai).
Sam e il suo padrone, seduti tra le felci, mangiarono lo stufato dalle padelle dividendosi il vecchio cucchiaio e la forchetta. Si concessero mezzo pan di via elfico per ciascuno. Sembrò loro un banchetto.
Finirono il pasto, e Sam se ne andò al ruscello a sciacquare gli attrezzi. Nel rizzarsi per tornare indietro guardò su per il pendio, notò una esile spira di fumo grigio azzurro, chiaramente visibile al sole, innalzarsi da un gruppo di arbusti. Si accorse che era quello il fumo del suo piccolo fuoco che aveva dimenticato di estinguere.
«Così non può andare! Mai avrei creduto che si vedesse così!», mormorò mettendosi a correre. Ma improvvisamente si fermò ad ascoltare. Aveva sentito un fischio, o no? Era forse il richiamo di qualche strano uccello?
Sam corse su per il colle a tutta velocità.
Quattro Uomini s’inoltrarono a grandi passi fra le felci da direzioni diverse. Poiché fuggire e nascondersi non era ormai più possibile, Frodo e Sam balzarono in piedi, mettendosi schiena contro schiena e sguainando le piccole spade.
Se essi rimasero stupefatti innanzi a ciò che videro, i loro avversari lo furono ancor di più. Quattro alti Uomini erano infatti apparsi. Immediatamente Frodo pensò a Boromir, perché quegli Uomini gli rassomigliavano nella statura, nel portamento e nel modo di parlare.
«Non abbiamo trovato quel che cercavamo», disse uno di essi. «Che cosa abbiamo trovato, invece?».
Un Uomo alto vestito verde disse. «Io sono Faramir, Capitano di Gondor», disse. «non vi sono viaggiatori in questo paese: vi sono solo i servitori della Torre Oscura o della Torre Bianca».
«Ma noi non apparteniamo né agli uni né agli altri», ribatté Frodo. «E siamo davvero viaggiatori, checché possa dire Capitano Faramir».
«Allora affrettatevi a rivelare chi siete e qual è la vostra missione», disse Faramir. «Abbiamo un lavoro da compiere e questo non è posto adatto agli enigmi. E dov’è il vostro compagno? »
«Non so dov’egli sia», rispose Frodo. « Se ve ne impadronite, risparmiatelo. Portatelo a noi o ditegli di venire. E’ solo una disgraziata creatura, ma sono incaricato di occuparmene per qualche tempo. Quanto a noi, siamo Hobbit della Contea, che si trova all’estremo nord-ovest, al di là di molti fiumi. Il mio nome è Frodo figlio di Drogo, e questi è Samvise, figlio di Hamfast, un rispettabile Hobbit al mio servizio. Siamo giunti percorrendo lunghe strade… da Gran Burrone, o Imladris come lo chiamano taluni». Udendo ciò Faramir sussultò e divenne molto attento. «Sette compagni avevamo: uno lo perdemmo a Moria, gli altri li lasciammo a Parth Galen sopra Rauros: due della mia razza, oltre a un Nano, un Elfo e due Uomini. Questi erano Aragorn e Boromir, che si diceva originario di Minas Tirith, una città del Sud».
«Boromir!», esclamarono insieme i quattro Uomini.
«Boromir figlio di Sire Denethor?», domandò Faramir, mentre una strana espressione austera gli trasformava il volto. «Avete viaggiato con lui? Sono notizie davvero sorprendenti, se sono vere. Sappiate, piccoli stranieri, che Boromir figlio di Denethor era Alto Guardiano della Torre Bianca, e nostro Capitano Generale: ne sentiamo profondamente la mancanza. Chi siete dunque, e che cosa vi accomunava a lui? Siate brevi, perché il Sole sta salendo in cielo!».
«Conoscete voi le enigmatiche parole che Boromir portò a Gran Burrone?», rispose Frodo.
“Cerca la Spada che fu Rotta. Ad Imladris la troverai. “
«Le parole ci sono ben note», disse Faramir stupefatto. «Il fatto che le conosciate anche voi testimonia in parte la verità delle vostre asserzioni».
«Aragorn, di cui parlavo, è colui che porta la Spada che fu Rotta», disse Frodo. «E noi siamo i Mezzuomini di cui parlava la strofa».
«Questo lo vedo», disse Faramir pensoso. «O vedo che sarebbe possibile. E che cos’è il flagello d’Isildur?».
«Ciò non si rivela», rispose Frodo. «Indubbiamente a tempo debito verrà svelato».
«Dobbiamo sapere di più», disse Faramir, «e conoscere la causa del vostro viaggio nel così lontano Oriente, sovrastato da quell’ombra…», fece un segno con la mano ma non disse alcun nome. «Ma non è questo il momento. Abbiamo un lavoro da fare. Siete in pericolo, e non avreste percorsa molta strada né attraversato molti campi, oggi. Vi saranno colpi duri nelle vicinanze prima che il Sole giunga all’apice. Poi la morte, o una rapida fuga verso l’Anduin. Vi lascerò due guardie, per il vostro e per il mio bene. Un uomo saggio non si fida degli incontri casuali fatti lungo le strade di questo paese. Se tornerò, continueremo i nostri discorsi».
«Addio!», disse Frodo con un profondo inchino. «Credete pure quel che volete, ma io sono amico di tutti i nemici dell’Unico Nemico. Vi accompagneremmo, se noi, piccoli Mezzuomini, potessimo sperare di aiutare voi, Uomini dall’aspetto così forte e valoroso, e se la mia missione me lo permettesse. Che la luce brilli sulle vostre spade!».
«I Mezzuomini sono, in ogni caso, gente assai cortese», disse Faramir. «Addio!».
{ J.R.R. Tolkien, Il Signore degli anelli;
Faramir interroga Frodo, artwork by Catherine Karina Chmiel;
Faramir, artwork by Magali Villeneuve }
-Stella del Vespro