Ainulindalë, di Ralph Damiani

Prima del Tempo – Dopo il tempo

 

Esisteva Eru, l’Uno, che in Arda è chiamato Ilúvatar; ed egli creò per primi gli Ainur, i Santi, rampolli del suo pensiero, ed essi erano con lui prima che ogni altro fosse creato
J.R.R. Tolkien, Il Silmarillion, Ainulindalë

 

Alto sopra i cieli e i tempi, colui che era prima della prima parola e sarà al termine della Grande Musica dopo Dagor Dagorath, Eru Ilúvatar, l’Uno, è il creatore onnisciente e onnipotente di Eä, il Mondo che è.

 

Eru Ilúvatar, di Jerrel Salvatierra
Eru Ilúvatar, di Jerrel Salvatierra

Egli esiste da sempre nelle Sale Senza Tempo, e nel suo spirito arde la Fiamma Imperitura, con la quale dà vita all’esistenza e senza la quale non può esservi vita o pensiero.

 

A poco l’intelletto umano, e solo per alcune parti quello elfico, sono in grado di concepire e trattare l’idea stessa della divinità, che dunque appare nelle antiche Cronache solo tramite proprie spigolature, narrazioni di quarta mano di eventi accaduti prima d’ogni memoria o conseguenze dell’intervento su Arda di forze per loro impossibili da immaginare, e spesso trattate tramite esempi e semplificazioni per favorire la loro comprensione.

 

E così si racconta che prima di ogni altra cosa, Eru creò gli Ainur, spiriti nati dal pensiero del suo cuore e infusi dalla Fiamma Imperitura, senza la quale non vi può essere vita.

 

A ciascuno fu dato un frammento del suo intelletto, ed essi furono naturalmente concepiti secondo una scala di potere, quanto più o meno del suo infinito spirito su infuse in loro. Per aiutarli a comprendere la propria essenza e la sua visione, Ilúvatar pose il suo pensiero in forma di musica, e gli Ainur, uno dopo l’altro, raccolsero i suoi temi e li elaborarono, imparando a cantare in armonia tra loro. Infine, Eru rivelò il più grande dei suoi temi, invitandoli a intonarlo insieme e a plasmarlo con poteri a loro ancora ignoti. Fu quella la Musica degli Ainur. E altrove è narrato come vi furono alcuni che introdussero discordanze e disaccordi in tale musica, convinti di dimostrare la propria potenza, dimentichi che anche il loro libero arbitro è un dono di Eru e della Fiamma Imperitura che è con lui.

 

Da quella musica impossibile da concepire, Eru trasse una Visione: vaste distese, epoche, storie, creature, vicende e trasformazioni, stelle e profondità si dispiegarono davanti agli Ainur, e molti furono attratti da essa. Allora Eru pronunciò una sola parola: “Eä”, “sia”, e così fu creato l’universo.

 

Con la nascita di Eä, Eru ne stabilì anche le leggi fondamentali: le regole della natura e della materia, gli axani, e i limiti dell’impossibile, gli únati, che nessuna creatura, per quanto potente, avrebbe mai potuto infrangere. Stabilì inoltre le condizioni dell’Esistenza (Ambarmenie), lo scenario entro cui le creature avrebbero vissuto.

Questa distinzione è fondamentale, perché sono queste ultime regole, gli únati, quelli che tengono insieme il tessuto stesso del mondo, che regolano le grandi forze fisiche e i piccoli mutamenti chimici senza i quali non esisterebbe struttura, e tutto ricadrebbe nel caos primordiale. Queste leggi, nemmeno i Valar potevano infrangerle, e senza dubbio furono esse la causa della maggior frustrazione di Melkor che, disprezzando gli axani e convinto di poter autonomamente plasmare il mondo, ne era comunque avvinto, vittima delle sue sostanze e dei suoi accidenti, che in lunghi millenni di odio e di azioni malvagie ne trasformarono l’essenza, rendono il suo spirito grigio e la sua anima sempre più pesante e vieppiù avvinto dalle Leggi del Mondo.

 

Perché quando gli Ainur discesero allora in Eä, accettarono di essere soggetti a queste leggi. E subito essi si prodigarono, plasmando il Mondo secondo la Musica. Eru affidò a loro gran parte dell’opera diretta nell’universo, compresa la formazione della Terra, chiamata Arda. E qui furono chiamati Valar o Maiar, a seconda della loro posizione nella gerarchia angelica della Terra.

 

Tuttavia, gli Ainur non erano onnipotenti, né onniscienti: alcune cose rimanevano oltre la loro comprensione, e alcune cose, del futuro che Ilúvatar fece loro vedere, necessitavano del loro diretto intervento per avvenire. Ma più di ogni altra cosa, Essi non conoscevano quando e come sarebbero giunti gli Elfi e degli Uomini — i Figli di Ilúvatar (Eruhíni) — che nacquero unicamente dalla volontà dell’Uno, senza alcuna delega agli Ainur, come parte dell’ultimo possente tema che l’Uno diffuse al termine dell’Ainulindalë. E solo Eru conosceva il destino ultimo di queste creature, e la Fine stessa di ogni cosa.

 

Eru Ilúvatar, di Enano Akd
Eru Ilúvatar, di Enano Akd

Fu così che, nonostante Egli avesse lasciato la conduzione delle vicende di Arda agli Ainur, quando sorgevano questioni legate all’esistenza dei Figli o delle creature del Mondo – o all’approssimarsi di eventi che avrebbero cambiato il disegno dell’Uno per il Mondo – i Valar spesso si rivolgessero a Eru per consiglio o per conforto. E dunque Eru ha più di una volta influito in modo diretto sulle vicende del mondo, sebbene non sempre sia possibile comprendere se un determinato evento sia opera della sua volontà, o effetto della delega che Egli ha lasciato ad altre forze minori.

 

Manwë, il re Antico, il più vicino alla Sua mente tra gli Ainur discesi nel mondo, era il suo vicereggente su Arda, e si rimise più volte al suo volere.

E ciò avvenne già prima dell’avvento dei Figli. Si racconta infatti che Eru benedisse la creazione dei Nani da parte di Aulë, infondendo loro vita e coscienza, facendone i suoi Figli adottivi quando il Vala riconobbe che non vi poteva essere esistenza al di fuori dell’Uno e della Fiamma Imperitura che è con lui. E allo stesso modo accolse la supplica della moglie Yavanna, e concesse l’esistenza agli Ent, i Pastori degli Alberi, che avrebbero vigilato sugli olvar, incapaci rispetto ai kelvar di difendersi autonomamente.

Manwë stesso si consultò diverse volte con Eru per comprendere come interpretare alcuni eventi e se fosse nel potere dei Valar intervenire in prima persona. Ciò avvenne ad esempio dopo la morte di Mìriel, la prima moglie di Finwë e madre di Fëanor – poiché trattandosi del primo Eldar morto in Aman, le decisioni prese avrebbero implicato una scelta sul destino dei fëar (le anime) degli Elfi defunti; ancora, dopo la venuta di Eärendil all’Ovest, a proposito del destino dei Mezzelfi – se dovessero cioè essere giudicati tra gli Eldar o tra gli Edain; e ancora dopo la fondazione di Númenor, per decidere quanto più lunga dovesse essere la durata della vita per gli Uomini della Terra della Stella e per i discendenti di Elros Mezzelfo.

 

Venendo invece agli interventi diretti di Eru, non mediati dalla volontà dei Valar, il principale avvenuto durante la Prima Era, dalla portata decisiva per gli eventi successivi, fu quando Egli permise a Beren di attraversare la Cintura di Melian e incontrare Lúthien nei boschi di Neldoreth – poiché si raccontava che nessuna forza, neppure quella di Melkor stesso, potesse violare la protezione della Maia su Doriath.

Nella Seconda Era, quando gli Uomini di Númenor nella propria follia pensarono di poter dichiarare guerra al Reame Beato stesso, ad Eru si rivolsero i Valar per rimettere nelle sue mani il mandato che gli aveva concesso. Ed Egli ribadì la loro fiducia punendo Ar-Pharazôn e i suoi Uomini, e provocando la Caduta di Númenor, ritraendo Valinor dalle Cerchie del Mondo: un atto che nemmeno i Valar avrebbero potuto compiere.

Nella Terza Era, durante la Guerra dell’Anello, fu Ilúvatar a rimandare Olórin, il Maia che assunse il nome di Mithrandir e Gandalf, sulla Terra dopo la sua morte per mano del Flagello di Durin, infondendogli nuova vita per poter concludere il proprio compito.

 

Eru Ilúvatar, di Jian Guo
Eru Ilúvatar, di Jian Guo

Ma durante i Grandi Anni prima della Caduta di Sauron vi sono altre circostanze più sfumate, ove l’intervento di Eru è stato individuato da alcuni dei saggi. E spesso si tratta di segni, coincidenze, indizi più o meno sfumati che pochi, se non dotati di grande conoscenza e intelletto, sono in grado di riconoscere.

Tra i molti eventi di questo tipo, due si dimostrarono di grande momento per gli eventi della Guerra dell’Anello. Chi fu infatti a far porre la mano di Bilbo, che avanzava a tentoni nelle gallerie dei Goblin sotto le montagne nebbiose, proprio su un piccolo gingillo dorato che si rivelò poi essere l’Unico Anello? In un mondo guidato da una divinità superiore, il Caso può essere davvero separato dalla sua Volontà?

E lo stesso, si dice, avvenne alcuni decenni dopo: perché Gollum mise un piede in fallo, dopo la lotta con Frodo, proprio quando aveva ritrovato il suo Tesoro nelle profondità del Sammath Naur, compiendo la distruzione dell’Unico Anello al di là di ogni speranza?

E queste non sono che due delle circostanze casuali in cui alcuni hanno visto la mano dell’Uno condizionare positivamente le vicende del Mondo.

 

Una nota finale merita il culto di Eru in quanto divinità assoluta, che diversamente da quanto può essere pensato, non era destinatario di una religione particolarmente strutturata.

Ilúvatar era considerato trascendente, distante e rimosso dalle faccende quotidiane di Arda. Così raramente veniva adorato, e il suo nome era così sacro da non poter essere invocato con leggerezza.

 

Le antiche cronache ci raccontano infatti che gli Eldar non praticavano alcuna religione nel senso umano del termine: il culto e l’adorazione erano rivolti direttamente a Eru, il Padre di Tutti, e si compivano sul Taniquetil, il Monte di Aman, in purezza e silenzio. Così si racconta che Manwë, nei tempi antichi, tenesse una Grande Festa in onore di Eru per celebrare ogni raccolto di frutti.

 

I Númenóreani, invece, rendevano omaggio a Eru con le Tre Preghiere pronunciate nel corso di ogni Coranar, consacrando interamente a lui il Meneltarma, il Pilastro del Cielo, ove si trovava un tempio che solo la famiglia reale poteva frequentare.

Poiché sia gli Eldar che i Númenóreani conoscevano Eru come l’unico Dio, consideravano l’adorazione di altri esseri un abominio — tranne nei casi in cui Eru veniva confuso con uno dei Valar, per ignoranza.

 

Va inoltre ricordato che tutti i giuramenti più importanti e stringenti venivano sempre recitati in Suo nome: Fëanor prestò il suo famigerato Giuramento invocando l’ascolto da parte di Eru.

Fu davanti a Lui che Elendil giurò la propria fedeltà verso l’Ultima Alleanza tra Elfi e Uomini. E per lunghi millenni non vi fu più nessuno che osasse pronunciare il Nome, finché non lo fece Cirion, nel patto solenne con Eorl, dicendo “Nel nome di Eru, che siede sopra ogni trono in eterno” quando concesse ai Rohirrim le terre del Calenardhon.

 

Nulla vi è più da dire su Eru Ilúvatar, salvo una cosa: secondo alcune tradizioni tra gli Edain della Prima Era, un giorno Eru, dopo la fine di Dagor Dagorath e la sconfitta di Melkor, entrerà egli stesso in Eä per salvare i suoi Figli amati.

 

E si narra che, alla Fine dei Giorni, Eru riunirà gli Ainur e i Secondogeniti per intonare una musica ancora più grande di quella della Creazione. Quale ruolo vi sarà per Eldar in quel momento, tuttavia, non è noto nei testi di Sapienza, o nelle parole dei Saggi.

 

 

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