«Rammenti qualcosa di particolare appartenente all’equipaggiamento di Sire Boromir?».
Frodo rifletté un momento, sentiva in fondo al cuore che Faramir, pur rassomigliando molto al fratello nel fisico, era meno ambizioso ed orgoglioso, e al tempo stesso più saggio e più severo. «Ricordo che Boromir portava un corno», disse infine Frodo.
«Ricordi bene, come chi l’ha davvero conosciuto», disse Faramir. E’ stato tramandato attraverso le generazioni al primogenito della nostra casata, e pare che, suonandolo in caso di bisogno entro i confini dell’antico reame di Gondor, la sua voce venga udita ovunque.
«Cinque giorni prima che intraprendessi questa avventura, ossia undici giorni fa, più o meno a quest’ora, udii il suono di quel corno: sembrava provenire dal Nord, ma fioco, come fosse solo un’eco in fondo alla mente. Un cattivo presagio parve a mio padre e a me, poiché nessuna notizia di Boromir ci era giunta dal giorno della sua partenza, e nessuna sentinella l’aveva veduto varcare i nostri confini. Tre notti dopo mi accadde un altro fatto ancor più strano.
«Era notte, e sedevo sulla sponda dell’Anduin nella grigia oscurità, quella notte ogni cosa dormiva. Allora vidi, o credetti di vedere, una barca galleggiare sul fiume, grigia e scintillante, una piccola barca di forma strana e dalla prua alta, nella quale non c’era nessuno a remare o a dirigerla.
«Fui colto da profondo stupore, perché essa irradiava una pallida luce. Ma mi alzai, recandomi sino all’argine, e mi misi a camminare nella corrente, irresistibilmente attratto. Allora la barca si volse verso di me, e rallentando galleggiò lenta sino a portata di mano; tuttavia non osai toccarla. Era profondamente immersa nei flutti, come se carica di un pesante fardello, e vedendola passare sotto i miei occhi, mi parve che fosse quasi piena di limpida acqua dalla quale emanava la luce. Avviluppato dall’acqua giaceva un guerriero dormiente.
«Sulle sue ginocchia una spada rotta; sul suo corpo molte ferite. Era Boromir, mio fratello, morto. Riconobbi le sue vesti, la sua spada, il suo amato volto. Un’unica cosa mancava: il suo corno. Un’unica cosa tra quelle che aveva era a me ignota: una splendida cinta come di foglie d’oro intrecciate intorno alla sua vita. Boromir! gridai. Dov’è il tuo corpo? Dove stai andando? Oh Boromir! Ma egli scomparve. La barca tornò nel mezzo della corrente e svanì scintillando nella notte. Quasi un sogno, ma non del tutto, perché non vi fu risveglio. E sono certo ch’egli è morto e che il Fiume l’ha recato seco sino al Mare».
«Ahimè!», disse Frodo. «Era davvero il Boromir ch’io conoscevo. La cinta d’oro gli fu infatti donata a Lothlórien da Dama Galadriel. Fu lei a vestirci in questa maniera, di grigio elfico. Questa spilla è della medesima fattura». Toccò la foglia verde e argento che gli assicurava il manto sotto il collo. Faramir la osservò da vicino. «E’ bella», disse. «Sì, opera dello stesso artefice. Passaste dunque per il Paese di Lothlórien? Laurelindórenan era il suo antico nome, ma ormai da tempi immemorabili è luogo sconosciuto agli Uomini», soggiunse a bassa voce, considerando Frodo con un nuovo stupore negli occhi. «Incomincio ora a comprendere molte cose in te che mi parevano strane. Non vuoi dirmi altro? E’ per me un pensiero assai triste che Boromir sia morto a breve distanza dai confini della sua patria».
«Non posso dire più di quel che ho detto», rispose Frodo. «Eppure il vostro racconto mi pare un presentimento. Fu una visione, credo, quella che vedeste, e null’altro: un’ombra di sfortuna passata o futura. A meno che non sia qualche inganno del Nemico».
«No, non è questo il mio caso», disse Faramir. «Le sue opere empiono il cuore d’orrore, mentre il mio fu invaso da tristezza e pietà».
«Ma da dove veniva la barca?». «Da Lórien», disse Frodo. «Con tre di questi battelli scendemmo l’Anduin sino alle Cascate. Anch’essi erano di fattura elfica».
“Ti dirò un’altra cosa, disse Faramir, il corno di Boromir tornò infine realmente, e non in sogno.Giunse a noi, ma spaccato in due, come da un’ascia o da una spada. I pezzi vennero separatamente sulla riva, ed ora, il corno del primogenito giace in due pezzi in grembo a Denethor, che seduto sul suo alto seggio attende notizie. E tu non puoi dirmi nulla su come fu infranto il corno?».
«No, non ne sapevo nulla», disse Frodo. «Ma il giorno in cui voi lo udiste suonare, se i vostri calcoli sono giusti, era il medesimo in cui la Compagnia si sciolse, dopo che il mio servitore ed io la lasciammo. Ora, ciò che mi dite mi empie di paura: se Boromir quel giorno si trovò in pericolo e fu ucciso, temo che anche i miei compagni siano periti con lui. Ed essi erano miei parenti ed amici.
«Perché non abbandonate i vostri dubbi e non mi lasciate partire? Sono sfinito, e purtroppo ora anche pieno di tristezza. Ma ho un’impresa da compiere, o almeno da tentare, prima di essere ucciso anch’io. Ed ancor maggiore è la mia fretta, se è vero che noi due Mezzuomini siamo gli unici superstiti della Compagnia. Tornate, valoroso Faramir, Capitano di Gondor, a difendere la vostra città finché siete ancora in tempo, e permettete che io vada ove mi porta il destino».
«Io non trovo certo conforto nella nostra conversazione», rispose Faramir; «ma tu ne trai più timori di quanto non sia necessario. A meno che non siano intervenuti proprio gli abitanti di Lórien, chi può aver vestito Boromir per il funerale? Non certo gli Orchi o altri servitori del Nemico. Alcuni dei tuoi compagni vivono quindi ancora.
«Ma qualunque cosa sia avvenuta ai Confini Nord, io di te, Frodo, più non dubito. I giorni crudeli mi hanno reso buon giudice dei visi e delle parole degli Uomini; mi sia concesso di azzardare un parere sui Mezzuomini! Nonostante», e qui sorrise, «vi sia in te qualcosa di strano, Frodo, un’atmosfera elfica forse. Ma le parole scambiate fra noi hanno un peso maggiore di quanto non pensassi sulle prime. ».
J.R.R Tolkien, Il signore degli anelli;
screen from P. Jackson’s movie;
artwork by Anke-Katrin Eissman
-Stella del Vespro