Per molto tempo i compagni strisciarono tastando il terreno. L’albero s’innalzava mesto sulle loro teste, con le foglie secche e flosce che rumoreggiavano nel freddo vento dell’Est. Aragorn cominciò ad allontanarsi lentamente. Giunse alle ceneri del falò vicino alla sponda del fiume, per poi percorrete all’indietro il terreno sino al colle ove era stata combattuta la battaglia. D’un tratto si fermò, e chinandosi sfiorò quasi col viso l’erba del prato. Poi chiamò gli altri che arrivarono correndo. «Ecco infine qualche indicazione!», disse Aragorn. Prese da terra e mostrò loro una foglia rotta, una grande foglia pallida e color oro che stava ormai diventando sbiadita e marroncina. «Questa è una foglia dell’albero d’oro di Lórien, e vi sono ancora su di essa e sull’erba vicino delle piccole briciole. E guardate! Qui accanto giacciono dei pezzi di corda tagliata!». «Ed ecco il coltello che l’ha tagliata!», esclamò Gimli. Curvandosi tirò fuori da un ciuffo d’erba, ove qualche piede pesante l’aveva infilata nel calpestarla, una corta lama dentellata. L’elsa, dalla quale era stata spezzata, si trovava lì vicino. «E’ un’arma d’Orco», disse il Nano tenendola con precauzione ed osservando disgustato l’impugnatura scolpita che rappresentava un’abominevole testa dagli occhi obliqui e la bocca sghignazzante.
{J.R.R. Tolkien, Il Signore Degli Anelli, Il Cavaliere Bianco, collage realizzato con immagini da Movie Screencaps}
-Lúthien Tinúviel