LINGUE TOLKIENIANE / Stagione 2, Speciale Númenor (parte 2)
Corpus Medio Quenya: Frammento Atalante
(episodio cross-over con:)
L’EVOLUZIONE DELLA LEGGENDA
Un’introduzione a THE NOTION CLUB PAPERS
Cari amici, ben ritrovati alla rubrica sulle Lingue Tolkieniane.
Proseguiamo il nostro resoconto sugli esperimenti letterari di J. R. R. Tolkien a tema viaggi nel tempo, e sul legame che due sue opere incompiute (The Lost Road e The Notion Club Papers) intrattengono con la mitologia di Arda e, ovviamente, con le sue lingue fittizie. La scorsa volta abbiamo già introdotto a grandi linee il soggetto de La Strada Perduta, composto da Tolkien intorno al 1936-37 ma rimasto incompiuto dopo soli quattro capitoli completati (più qualche schema sulla struttura complessiva dell’opera); ci occupiamo oggi di fornire qualche informazione sull’altro romanzo in questione, anch’esso legato al frammento Atalante (anzi, ad una sua versione “aggiornata”): Le Carte del Notion Club, pubblicato da Christopher Tolkien nella seconda parte di Sauron Defeated (1992).
L’idea del viaggio nel tempo tornò a solleticare la creatività di Tolkien una decina d’anni dopo aver scritto delle avventure di Alboin: siamo nel 1945-46, e Il Signore degli Anelli è ancora in piena stesura.
Tolkien cominciò a redigere, rubando occasionalmente tempo a quello che sarebbe stato il 4° libro del SdA, un nuovo strano romanzo, con struttura potremmo dire “diaristica”, e un’affascinante quanto enigmatica premessa: nell’anno 2012 (siamo dunque nel futuro, rispetto agli anni ’40 in cui scriveva Tolkien) vengono ritrovate negli scantinati della Examination School di Oxford delle misteriose carte, le “Carte del Notion Club” appunto.
Queste contengono i verbali di una serie di riunioni di quello che sembrerebbe un bizzarro circolo letterario (palesemente ispirato agli Inklings, di cui sia Tolkien che Lewis facevano parte), tuttavia questi documenti, risalenti (così parrebbe!) agli anni ’80, unitamente alle circostanze del loro ritrovamento, presentano alcune incongruenze cronologiche: previsioni di fatti storici miracolosamente azzeccate, paradossi nella datazione degli incontri rispetto al tipo di carta utilizzato per trascriverli, apparentemente molto più antica – per non parlare del fatto che di questo circolo non vi sia alcuna traccia altrove, e non sembri essere mai esistito…
The Notion Club Papers riprende ed espande tutti i temi già presenti nella Strada Perduta, e uno dei membri di questo novello “circolo Pickwick” sembra rientrare ancora una volta nella catena di interpreti/linguisti/studiosi che aveva avuto nell’Alboin della Strada Perduta la sua precedente incarnazione: Alwin Arundel Lowdham. Le informazioni, i manoscritti, le note linguistiche che questi porterà all’attenzione dei suoi colleghi contengono, forse non sorprendentemente, indizi relativi alla civiltà di Númenor e alla sua Caduta, stavolta raccontata attraverso il punto di vista di Uomini transfughi, in un racconto che ha come titolo The Drowning of Anadunë.
In una delle entries del circolo (datata “giovedì 12 giugno 1987”, la “Notte 67”), Lowdham presenta proprio un’ennesima iterazione del frammento Atalante. Riporto di seguito il testo Quenya e le traduzioni. Nel testo delle Papers, come già avveniva per Alboin, i nomi propri non sono tradotti (in quanto il significato non è riconosciuto da Lowdham), tuttavia li rendo ugualmente in traduzione.
o sauron túle nukumna…
lantaner turkildi nuhuinenna…
tar-kalion ohtakáre valannar…
númeheruvi arda sakkante lenéme ilúvatáren…
ëari ullier ikilyanna…
númenóre ataltane
vahaiya sín andóre.
haiya vahaiya síne atalante.
and Sauron came humbled…
the Princes of Men fell under the shadow…
Tar-Calion made war upon the powers…
the Lords of the West rent the Earth with leave of Ilúvatar…
that seas should flow into the chasm…
Númenor fell down…
Far away now is the Land of Gift.
Far, far away now is the Downfallen.
E Sauron giunse, fattosi umile…
i Principi degli Uomini caddero sotto l’ombra…
Tar-Kalion mosse guerra ai Valar…
i Signori dell’Ovest lacerarono la Terra con il permesso di Ilúvatar…
i mari si sono riversati nell’abisso…
Númenor è caduta…
Lontana è adesso la Terra del Dono.
Lontana, lontana è adesso la Caduta.
Gli ultimi due versi sono separati dal resto, in quanto in mezzo vi è un testo in Adûnaico (che prosegue anche dopo), il cui significato è grossomodo identico al testo Quenya. In un draft precedente compaiono altre frasi, molto simili per contenuto al secondo passaggio della versione di Alboin:
Malle tēna lende nūmenna…
ilya sī maller raikar…
turkildi rōmenna…
nūruhuine mēne lumna…
vahāya sīn atalante…
A straight road went westwards…
now all roads are bent…
the Lordly Men [Númenóreans] [go] eastward…
death-shadow on-us is-heavy…
far away now is the Downfallen…
Una strada diritta andava verso ovest…
tutte le strade ora sono piegate…
gli Uomini Alti [i Númenóreani] [si dirigono] verso est…
l’ombra-di-morte su-di-noi è pesante…
lontana adesso è [Númenór] la Caduta…
Ignorando per un attimo il complesso contesto della mutevole cornice narrativa in cui è inserito, questo insieme di testi (compresa dunque la versione già presente ne La Strada Perduta) è di enorme interesse, sia linguistico che narrativo. Sul piano linguistico possiamo osservare, ad esempio, due tipi diversi di formazione del tempo passato per il verbo atalta-, ovvero ataltane (passato debole) e atalante (passato semi-forte). Tra l’altro, dal raffronto tra le diverse versioni disponibili, comprese le due versioni della Strada Perduta che abbiamo presentato la volta scorsa, è possibile notare come singole parole siano state modificate più volte (ad es.: nūmenorenna – nella primissima versione, riportata nelle note La Strada Perduta – diventa nahamna nel testo della SP, per poi diventare {kamindon >> akamna >>} in un manoscritto intermedio di NCP e infine nukumna nella versione “definitiva” di Lowdham).
Dal punto di vista della narrazione, vediamo ricorrere questo tema delle strade che si piegano (conseguenza del mutamento del Mondo successivo alla Caduta, quando da piatto diventa sferico), mentre l’unica strada diritta (“straight”) ancora praticabile è – salvo eccezioni – preclusa agli Uomini, in quanto taglia attraverso i cieli superni (Ilmen), destinati unicamente ai corpi celesti, e dove la carne mortale non può sopravvivere.
Questo era già un tema centrale nella Strada Perduta, ma farà sempre parte dell’immaginario post-catastrofico della Caduta di Númenor, compresa appunto la reinterpretazione di questo mito in seno alle dissertazioni del Notion Club.
Ci sarebbe molto altro da aggiungere, dato che abbiamo appena grattato la superficie di questa opera incredibilmente anomala all’interno della produzione di Tolkien, eppure a ben guardare fortemente “tolkieniana” nei temi e nelle soluzioni stilistiche e narrative: la presenza di una “cornice”, la molteplicità di punti di vista e il “gioco” metaletterario dei narratori inattendibili, il focus centrale sulla lingua, l’ironia, l’alternanza di registri a seconda dei personaggi che si avvicendano sulla scena, la ricorrenza di certe immagini – come la “Grande Onda” del mito di Númenor/Atlantide di cui abbiamo parlato la scorsa volta…
Prima di salutarci, con la promessa di riprendere l’argomento di Notion Club Papers in futuro, vorrei lasciare qui di seguito alcuni specchietti riassuntivi, su etimologie comparate e schema dei personaggi delle due opere che abbiamo introdotto in questi due post “speciali”.
ETIMOLOGIE COMPARATE:
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Oswin [da Óswine in anglosassone, ós “Dio” + wine “amico”, “Amico di Dio”] – si confronti il nome Quenya Valandil, dal medesimo significato;
→ Errol [raro cognome di derivazione scozzese – da un toponimo – ma dato che stiamo parlando di Tolkien non può non ricordarci Eriol, altro “doppio” di Ælfwine proveniente dai Racconti Perduti];
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Alboin – nome longobardo ispirato al re longobardo Alboin (560-572), figlio di Audoin [dalla radice Proto-Germanica *albiz “elfo” + *winiz “amico”, “Amico degli Elfi”; cognate dell’anglosassone Ælfwine; vedi anche la forma latinizzata Albinus e grecizzata Άλβοΐνος; le forme moderne Elwin e Alwin] – cfr . il Quenya Elendil;
-
Audoin – nome longobardo ispirato al re longobardo Audoin (547-560) [cognate dell’angl. Éadwine e dell’inglese Edwin: cfr. angl. ēad “fortuna, sorte, ricchezza, destino, benedizione” (vd. anche Éadig, epiteto di Eomer nel SdA) + wine “amico”] – cfr. i nomi Quenya Herendil e Amandil.
SISTEMA DEI PERSONAGGI
in THE LOST ROAD e THE NOTION CLUB PAPERS
Epoca di Númenor (La Strada Perduta)
- Valandil
- Elendil
- Herendil
NB: con lo sviluppo ulteriore della leggenda di Númenor, alcuni di questi nomi saranno riassegnati a personaggi diversi. È il caso di Valandil: nelle fasi più tarde del Legendarium diventerà il primo Signore di Andunië, avo di Elendil l’Alto (vissuto circa 2500 anni prima), e non più padre di costui. Il nome di Amandil, con un significato simile a quello di Herendil (che invece scomparirà come nome), sarà invece assegnato al ruolo del padre di Elendil.
Epoca longobarda (VI secolo)
- Audoin (re longobardo, 547-565)
- Alboin (re longobardo, 565-572)
I personaggi omonimi de La Strada Perduta saranno “scambiati di posto” rispetto alle rispettive controparti longobarde: Alboin sarà padre anziché figlio di Audoin.
Epoca anglosassone (IX-X secolo) – Racconti Perduti / La Strada Perduta
- [Déor] – citato come padre di Ælfwine nei Racconti Perduti
- [Óswine Principe di Gwar] – citato sempre nei Racconti Perduti
- Ælfwine
- Eädwine
Epoca moderna (XIX-XX secolo) – La Strada Perduta
- Oswin Errol
- Alboin Errol (nato nel febbraio 1890) [alter ego di J. R. R. Tolkien]
- Audoin Errol (nato nel settembre 1918) [alter ego di Christopher Tolkien?]
Esistono diversi personaggi storici (o leggendari) di nome Ælfwine nella storia anglosassone, e Oswin Errol ne La Strada Perduta ne cita alcuni come esempi di applicazione anglosassone del nome di Alboin:
- Ælfwine d’Italia, ovvero nient’altro che uno dei nomi con cui era noto Alboino dei Longobardi (vedi sopra);
- Ælfwine nipote di Re Alfred, “caduto nella grande vittoria del 937”. Si riferisce al figlio di Æthelweard, vissuto nel X secolo e morto nella Battaglia di Brunanburh;
- Ælfwine, il giovane guerriero ucciso nella disfatta di Maldon (991) secondo il poema The Battle of Maldon.
Il personaggio mitico inventato da Tolkien pare essere leggermente antecedente rispetto ai due anglosassoni storici: nella lettera 257 Tolkien menziona l’A.D. 918; in The Notion Club Papers si parla dell’A.D. 869 come anno di nascita. Ovviamente la prima occorrenza di Ælfwine si trova nei Racconti Perduti, e più precisamente nel racconto (scritto in più versioni) Ælfwine d’Inghilterra.
In quel momento dell’evoluzione concettuale, Ælfwine era una rielaborazione di Eriol (l’anglo-danese Ottor Wǽfre): rappresentava la giustificazione in-universe per l’esistenza della tradizione letteraria che aveva portato alla costituzione del Legendarium di Arda, essendo egli il marinaio che aveva viaggiato fino a Tol Eressëa, udito le vecchie storie dei Giorni Antichi dagli Elfi in persona e iniziato a tramandare quelle stesse storie presso il proprio popolo. In Ælfwine d’Inghilterra si narra la storia delle sue origini e della sua famiglia (il padre Déor e la madre Éadgifu). L’Ælfwine della Strada Perduta ha un figlio di nome Eädwine (in parallelismo con Alboin – Audoin).
In The Notion Club Papers invece, questo personaggio ha caratteristiche ancora diverse, e si dà grossomodo questo schema:
Epoca anglosassone (IX secolo) – The Notion Club Papers
- Óswine – affinità con due figure storiche: Sant’Oswine Re di Deira (martire, morto nel 651), regno alla sua morte confluito nel Regno di Northumbria, e Oswine Re del Kent (688-690). Le date non collimano, ma l’ispirazione del nonno di Ælfwine sembra essere più il primo.
- Éadwine
- Ælfwine Wídlást, il Marinaio (nato nell’869)
Epoca moderna (XIX-XX secolo) – The Notion Club Papers
- Oswin Lowdham (tardo XIX secolo)
- Edwin Lowdham (nato nel 1889)
- Alwin Arundel Lowdham (nato nel 1938) [ispirato all’Inkling Hugo Dyson, ma sostanzialmente alter ego di Tolkien stesso]
È pressoché impossibile tracciare un resoconto completo delle varie versioni della storia di Ælfwine, o tentare una quadra su come la concezione di Tolkien a riguardo sia mutata nel corso dei decenni. Christopher nella History ha fornito alcune chiavi di lettura decisamente esaustive ed interessanti: si confronti il VI capitolo dei Racconti Perduti – Parte II “La storia di Eriol o Ælfwine e la conclusione dei Racconti” oppure l’intero commentario a La Strada Perduta.
Ad ogni modo, in ciascuna delle sue iterazioni questo personaggio risulta centrale per scandagliare il significato profondo dell’opera tolkieniana: il rapporto tra Mondo Primario e Mondo Secondario, il ruolo della tradizione letteraria, della lingua e della traduzione (tanto Ælfwine quanto Alboin traducono nella propria lingua storie provenienti, per varie vie, dal mondo antico, e si fanno dunque interpreti, nonché rapsodi, di quel patrimonio di storie e linguaggi, diventando a loro volta mitopoieti e glossopoieti).
Qualche ultima considerazione sulla traduzione. Come abbiamo sviscerato nella rubrica Sôval Phârë, Tolkien ricama molto su questo concetto, e sul suo legame con i meccanismi del mito e della lingua. Non si può comprendere pienamente l’intricato sistema di punti di vista e di narratori che sottostà a tutte le sue opere senza incorporare questa nozione.
Noi leggiamo le opere ambientate nella Terra di Mezzo attraverso traduzioni rielaborative (ovvero traduzioni che sono anche adattamenti): Il Signore degli Anelli è costituito da una traduzione/adattamento dall’Ovestron del Libro Rosso dei Confini Occidentali, a sua volta frutto di una collazione di vari contributi, alcuni dei quali in lingue elfiche (gli “scritti di sapienza” che erano conservati a Rivendell e che Bilbo ha tradotto in Lingua Comune); il nostro buon Ælfwine ha tradotto in anglosassone numerose opere a lui trasmesse oralmente dagli Elfi di Tol Eressëa, come provano gli esempi di traduzioni degli Annali e del Qenta in anglosassone pubblicati nella History of Middle-Earth; in The Notion Club Papers Ramer e Lowdham ricevono in sogno suggestioni linguistiche, nomi, frammenti in Quenya, in Adûnaico (così come in anglosassone, in antico germanico, e in altre lingue ancora), e ne propongono traduzioni e interpretazioni, chiedendosi quale origine abbiano.
La traduzione, insomma, così come lo studio e la rielaborazione delle fonti mitiche, è parte integrante del processo di sub-creazione, e la ragione di ciò è semplice: una traduzione mette in relazione non solo due codici linguistici, ma due culture, due mentalità, due contesti evolutivi; li fa fronteggiare e confrontare, ne fa emergere caratteristiche altrimenti nascoste o trascurate. Tutti questi personaggi traducono perché si stanno confrontando con qualcosa che è al contempo alieno e familiare, esotico e universale.
Facciamo un altro esempio. Nella Strada Perduta ad un certo punto Oswin e Alboin facciano riferimento alla “teoria del substratum”, ovvero l’idea che una lingua che ha insistito su un territorio continui a influenzare e “interferire” sulle lingue dei popoli che vi abiteranno successivamente, anche dopo la sua sparizione. Oswin, da profano (ma noi sappiamo che è Tolkien a parlare attraverso di lui), sostiene che non esista evidenza sufficiente per stabilire un processo meccanico per cui ciò avvenga, e che tuttavia gli “ingredienti sottostanti” possiedono indubbiamente un loro grado di influenza nel mix finale (le lingue parlate dai popoli), per quanto questo sia difficile da definire o quantificare.
Non è un caso che Tolkien inserisca menzione di questo concetto della linguistica del suo romanzo: dal suo punto di vista ha una certa rilevanza ai fini della storia. L’idea, esplicitata da Alboin, di un’atmosfera linguistica che emerge dal profondo delle sue frequentazioni oniriche, riflette un principio molto importante per Tolkien, che risuona appunto con l’escamotage della traduzione / adattamento così come è adoperato (ad esempio) nel Signore degli Anelli: le relazioni tra le lingue (compreso quel qualcosa di a volte impalpabile che si trasmettono l’un l’altra, che le rende affini e dissimili a un tempo) sono altrettanto centrali quanto le lingue stesse. [Quest’idea risuona, ovviamente, anche in opere come il Lhammas, specificamente dedicate a mostrare le relazioni storico-filologiche tra gli idiomi dei popoli di Arda.]
È anche per questo motivo che Tolkien non riusciva a concentrarsi su una singola lingua, e portare a termine quella, ma tentava sempre di fornire alle sue lingue principali (il Quenya e il Sindarin – o l’Eressëano e il Beleriandico, per usare la terminologia di Alboin) un contesto evolutivo, uno scenario linguistico più ampio in cui inquadrarle. Non riusciva a redigere dei dizionari o delle grammatiche completi, in quanto era sempre più concentrato su altre questioni “preliminari”, come la fonologia o la linguistica comparativa.
Come scrive Christopher nell’introduzione alle Etimologie:
[…] mio padre era forse più interessato ai processi di cambiamento di quanto lo fosse a mostrare la struttura e l’uso delle lingue in ogni dato momento, anche se questo è senza dubbio dovuto in una certa misura al fatto che spesso ricominciava daccapo con i suoni primordiali delle lingue Quendiane, imbarcandosi in un grande progetto insostenibile (pare infatti che il tentativo stesso di scrivere un resoconto definitivo gli provocasse immediata insoddisfazione e la voglia di nuove costruzioni, così che i manoscritti migliori erano presto trattati con disdegno).
Personalmente trovo che questi siano argomenti estremamente affascinanti, e formino un dibattito sempre vivo. E, per tornare al principio, il personaggio di “Ælfwine” e i romanzi incompiuti sul viaggio nel tempo costituiscono un’occasione imperdibile di affrontarli in maniera letterariamente suggestiva.
Bibliografia:
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The Lost Road and Other Writings (HoME V – 1987)
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Sauron Defeated (HoME IX – 1992)
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The Letters of J. R. R. Tolkien (1981)
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The Atalante Fragments analyzed by Ales Bican (2003)
Sitografia:
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Dal nostro sito si può consultare l’intera raccolta di post dedicati alle Lingue Tolkieniane: https://www.raccontiditolkien.it/category/analisi/lingue-tolkien/
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-Rúmil