«Il mio regalo di compleanno!» sussurrò tra sé e sé, come faceva spesso negli oscuri giorni senza fine. «Ecco che cosa ci serve adesso, sì: ci serve!».
Gli serviva perché era un anello magico, e se uno se lo infilava al dito diventava invisibile; solo in pieno sole si poteva esser visti e d’altronde solo a causa della propria ombra, che sarebbe stata vaga e indistinta.
«Ebbene, Frodo», disse infine Aragorn. «Purtroppo il fardello pesa sulle tue spalle. Sei tu il Portatore designato dal Consiglio. Tu solo puoi scegliere la tua strada. Io non ti posso dare suggerimenti. Non sono Gandalf, e benché abbia tentato di fare le sue veci, ignoro quali fossero i suoi progetti o le sue speranze a questo proposito, seppure ne aveva.
«Allora spicciati!» disse Bilbo, sollevato al pensiero che Gollum si allontanasse. Pensò che stesse solo cercando un pretesto e che non avesse intenzione di ritornare. Di che cosa stava parlando Gollum? Quali potevano essere le cose utili che teneva da parte sul lago oscuro?
Quando ebbero fatto colazione, Aragorn convocò la Compagnia.
«È infine giunta l’ora», disse, «l’ora della scelta che abbiamo continuamente rinviata. Che ne sarà adesso della nostra Compagnia che ha viaggiato sinora in buon accordo? Volteremo tutti ad ovest insieme con Boromir, incontro alle guerre di Gondor?
Ma ad ogni modo Gollum non lo attaccò subito. Poteva vedere la spada in mano a Bilbo. Sedeva fermo, rabbrividendo e sussurrando. Alla fine Bilbo non poté aspettare oltre.
«Be’?» disse. «E la tua promessa? Voglio andarmene e tu devi mostrarmi la via».
Il giorno giunse come fuoco e fumo. All’Est, basse pareti di nuvole nere sembravano sprigionarsi da qualche grande incendio. Il sole nascente le illuminava dal basso con fiamme di un rosso tenebroso; presto però, scavalcandole, s’innalzò nel cielo limpido. La sommità di Tol Brandir era incappucciata d’oro.
Dall’ombra, una spada rossa si rizzò fiammeggiante. Glamdring rispose col suo bagliore bianco. Vi fu un fragore squillante ed un lampo di fuoco bianco. Il Balrog cadde indietro e la sua spada volò in mille frammenti liquefatti. Lo stregone oscillò sul ponte, fece un passo indietro, quindi rimase immobile come prima.
Naturalmente sapeva che il gioco degli indovinelli era sacro ed estremamente antico*, e che perfino le creature più malvagie avevano timore di imbrogliare quando ci giocavano. Ma sentì che non poteva fidarsi della parola data da quel coso viscido, qualora esso si trovasse nelle peste.
Frodo sguainò la lama elfica. Con costernazione vide tutt’intorno ai bordi un barlume nella notte. «Orchi!», disse. «Non molto vicini, tuttavia non abbastanza lontani per essere innocui, a quanto pare».
«Lo temevo», disse Aragorn. «Ma forse non sono da questo lato del Fiume.
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