Neppure l’ombra di simili dubbi sembrava sfiorare Húrin Thalion; e tuttavia, un mattino della primavera di quell’anno si svegliò come dopo un sogno inquieto, e per tutto il giorno una nube ne offuscò la gaiezza; e la sera d’un tratto disse: «Quando sarò chiamato, Morwen Eledhwen, affiderò alle tue cure l’erede della Casa di Hador. Le vite degli Uomini sono brevi, e in esse molti sono gli eventi infausti persino in tempo di pace». «È sempre stato così» replicò lei. «Ma che cosa nascondono le tue parole?» «Prudenza, non dubbio» rispose Húrin; ma sembrava turbato. «Tuttavia, chi guardi in avanti non può non rendersi conto che le cose non resteranno quali erano. Sarà un grande scontro, e una parte cadrà più in basso di quanto non sia ora. Se a cadere saranno i Re degli Elfi, l’andrà male per gli Edain; e noi siamo quelli che dimorano più vicini all’Avversario. Ma se le cose dovessero andar male, non sarò io a dirti: Non temere! Perché tu temi ciò che temere si deve, e null’altro; e la paura non ti sgomenta. Invece ti dico: Non aspettare! Io tornerò da te quando potrò, ma tu non aspettare! Vattene a sud al più presto possibile; io ti seguirò e ti ritroverò, dovessi cercarti da un capo all’altro del Beleriand.» «Il Beleriand è vasto e inospitale per gli esuli» osservò Morwen. «Dove dovrò fuggire, e con molti o con pochi?» Húrin allora rimase a riflettere per qualche istante in silenzio. «C’è la stirpe di mia madre nel Brethil» disse poi. «A volo d’uccello, sono una trentina di leghe.»
{J.R.R. Tolkien, Racconti Incompiuti, Il racconto dei figli di Húrin, L’infanzia di Túrin, Morwen Eledhwen by edarlein on DeviantArt}
-Lúthien Tinúviel