«Miei cari Baggins e Boffin», ricominciò, «beneamati Tuc e Brandibuck, Scavari e Paffuti, Rintanati e Soffiatromba, Bolgeri e Serracinta, Boncorpi, Tassi, e Tronfipiede».
«Tronfipiedi!», urlò furente un vecchio Hobbit dal fondo del padiglione. Il suo cognome era beninteso Tronfipiede, e a buon diritto: i suoi piedi erano enormi, straordinariamente pelosi, e ambedue posati nel bel mezzo del tavolo.
«Tronfipiede», ripeté imperterrito Bilbo; «ed infine miei cari Sackville-Baggins, benvenuti dopo tanto tempo di lontananza da Casa Baggins. Oggi è il mio centoundicesimo compleanno: adesso ho centoundici anni!».

{J. R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Una Festa a Lungo Attesa, Bilbo’s Birthday Cake Watercolor by EmilyAustinDesign on Etsy}

Sul suo sedile in pietra il Troll solo se ne stava
un vecchio osso liso e rotondo sgranocchiava e rosicchiava,
Da molti anni lo rosicava
Poiché carne non se ne trovava,
Bruca, rosica, morde!
In una grotta solitario abitava,
E di carne non se ne trovava.
Arriva Tom coi suoi stivali gialli,
Dice al Troll: «Toh! Che fai lì!
Di mio padre Tim quello lo stinco pare tanto,
Che dovrebbe invece stare al camposanto.
Caverna, grotta e cimitero!
Da anni se n’è andato il nostro Tim compianto,
Ed io credevo proprio che fosse al camposanto».
«Amico», disse il Troll, «quest’osso qui io l’ho rubato.
Ma ossa in un buco non han significato.
Tuo padre era ormai scheletro e stecchito
Quando del suo stinco mi sono impadronito!
Morto, defunto e seppellito!
Lui può dare lo stinco a un Troll
Perché non ha bisogno del suo osso rotondo».
Tom disse: «Non vedo perché
Può far quel che gli pare un tipo come te,
Con lo stinco o la gamba del mio papà,
Perciò quell’osso dammi qua.
Pirata, ladro e farabutto!
Anche s’è morto gli appartiene ancor tutto,
Perciò dai qua quell’osso, o mi faccio brutto!».
«Ho una buona idea», disse il viandante sghignazzando,
«Ora mangio anche te, ed il tuo stinco masticando
Infine un po’ di carne fresca potrò assaporare!
Anzi è meglio seduta stante incominciare!
Vedrai, morirai, pagherai!
Son stufo ossa vecchie di dover sgranocchiare,
Ho voglia la mia fame con te di saziare».
Ma credeva ormai di aver il pranzo pronto,
Che con un pugno di mosche rimase come un tonto,
In quattr’e quattr’otto Tom gli fu dietro,
E gli diede un possente calcio nel retro.
Così impari, soffri e sconti!
Tom pensò che un calcio nel posteriore
Sarebbe stata la cosa migliore.
Ma dura come pietra è la carne di un Troll,
Seduto su di un colle da anni ed anni, solo al mondo,
Dargli un calcio è come darlo ad un monte imponente,
Perché egli non lo sente minimamente.
Scalcia, scalpita, sbuffa!
Rise il Viandante sentendo di Tom il lamento,
Sapendo che per i suoi piedi il calcio era stato un tormento.
La gamba di Tom è mezza paralizzata,
Ed il suo piede ancor tutto azzoppato,
Ma il Viandante non ci fa caso, e solitario
Continua a rodere l’osso rubato al proprietario.
Pirata, ladro e farabutto!
Intanto ancor seduto sul suo sedile il Troll,
Rosica e sgranocchia l’osso suo rotondo.

{J. R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, Fuga al Guado, A Song in the Trollshaws by Ted Nasmith}
-Ancalagon

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