Fu Gandalf a destarli tutti dal sonno. Era rimasto seduto solo e vigile per circa sei ore, lasciando gli altri riposare.
Per otto buie ore, escluse due brevi soste, continuarono la marcia. Non incontrarono pericoli, non udirono nulla, e non videro altro che il pallido bagliore della luce dello stregone che scintillava innanzi a loro come un fuoco fatuo.
«Stiamo giungendo nelle zone abitabili, e ritengo che non siamo più lontani adesso dal fianco orientale della montagna. Ora mi arrischierò a fare un poco di vera luce».

Alzò il suo bastone, e per un breve istante vi fu una vampata simile ad un lampo. Delle grandi ombre spiccarono il volo, e per un secondo essi scorsero un ampio soffitto sulle loro teste, sostenuto da molte possenti colonne di pietra. Avanti a loro e da ambedue le parti, si estendeva un immenso salone vuoto; le pareti nere, lucide e lisce come vetro, scintillarono e lampeggiarono. Videro tre altri ingressi, cupi archi neri: uno dritto innanzi a loro ad oriente, gli altri sulle pareti laterali. Poi la luce si spense.
«Non oserò più di tanto, per il momento», disse Gandalf. «In passato vi erano grandi finestre nel fianco della montagna, e dei pozzi che conducevano fuori alla luce negli strati superiori delle Miniere. Credo che adesso li abbiamo raggiunti, ma poiché all’esterno fa di nuovo notte, sapremo qualcosa con certezza soltanto domani mattina. Se ciò che dico corrisponde alla realtà, potremmo persino vedere l’alba fare capolino. Ma nel frattempo è meglio non proseguire. Riposiamo, se possibile. Le cose sono andate bene sinora, e la maggior parte della via oscura giace alle nostre spalle. Ma non siamo ancora all’uscita, e vi è ancora molta strada prima di giungere ai Cancelli che si affacciano sul mondo».
«Ci dev’essere stata una gran folla di Nani qui, un tempo», disse Sam; «ed ognuno più laborioso di un tasso durante cinquecento anni, per poter scavare tutto questo, e la maggior parte in roccia dura persino! Perché l’hanno fatto? Non mi direte che vivevano in questi tenebrosi buchi?».
«Questi non sono buchi», disse Gimli. «Qui è il grande reame e la città del Nanosterro. In antico non era tenebroso, bensì inondato di luce e di splendore, come ancora ricordano le nostre canzoni».
Cadde un profondo silenzio. Uno dopo l’altro si addormentarono.
«Buon giorno!», disse Gandalf. «E’ finalmente di nuovo giorno. Entro oggi dovremmo trovare i Grandi Cancelli, e vedere le acque del Mirolago innanzi a noi, nella Valle dei Rivi Tenebrosi».
«Ne sarò felice», disse Gimli. «Il mio sguardo si è posato su Moria; è immensa, ma è divenuta oscura e spaventosa, e non vi è traccia della mia gente. Dubito adesso che Balin vi abbia mai messo piede».
– Stella del Vespro
