due grandi re si ergevano

 Le grandi colonne parvero ergersi come torri incontro a Frodo, trascinato verso di esse dalla corrente. Egli ebbe l’impressione di vedere dei giganti, grandi, grigi e massicci, muti e minacciosi. Ma poi si accorse che le rocce erano effettivamente scolpite e modellate: l’arte e la forza antiche le avevano lavorate, ed esse conservavano ancora, attraverso le intemperie di lunghi anni obliati, le possenti sembianze che erano loro state date.
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Mirate gli Argonath

 Frodo intravide, scrutando il Fiume, due grandi scogli distanti che si avvicinavano: parevano immensi pinnacoli o pilastri. Alti, perpendicolari, minacciosi, montavano la guardia ai due lati del letto. Tra di essi vi era una stretta breccia, ove la corrente sospinse le barche.
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tutt’intorno scorreva l’oscuro Fiume

 La pioggia non durò molto. Il cielo sulle loro teste parve alleggerirsi, improvvisamente le nubi si squarciarono, e i lembi scomparvero trascinati via, a nord su per il Fiume. Nebbie e foschie svanirono. Innanzi ai viaggiatori il corso d’acqua scorreva in un ampio burrone dalle imponenti pareti rocciose, alle quali s’avvinghiavano, sulle sporgenze e nelle fessure, pochi alberi spogli.
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 Ivi l’antica strada, ritornando sulla riva del Fiume, scendeva dolcemente sino al bordo di un basso laghetto. Pareva che l’incavo non fosse artificiale, bensì scavato dalle acque che precipitavano vorticose da Sarn Gebir contro un basso spuntone di roccia che si ergeva in mezzo alla corrente.
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 Sollevandosi di nuovo, allontanando il dolore, curvò sotto di sé i tentacoli e balzò indietro con movimento convulso. Sam era caduto in ginocchio accanto alla testa di Frodo, in preda alle vertigini per via del lezzo, ma stringendo ancora con ambedue le mani l’elsa della spada.
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 Una dopo l’altra, tutte le imbarcazioni furono trasportate da Boromir ed Aragorn, mentre gli altri li seguivano arrancando faticosamente con i bagagli. Infine tutto fu pronto sul ciglio dell’antica strada. Da allora avanzarono tutti insieme senza ulteriori inconvenienti, eccetto l’intralcio dei rovi e delle numerose pietre franate.
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 Ma Shelob non era come i draghi, e non possedeva altro punto delicato che gli occhi. Piena di fossi, di bozzi e di putridume era la sua vecchissima pelle, ma protetta all’interno da innumerevoli spessori di orrendi tumori. La lama aprì un terribile squarcio, ma era impossibile trafiggere quelle coriacee pieghe, anche con una spada forgiata da Elfi o da Nani e brandita dalla mano di Beren o di Tulin.
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 L’impresa fu assai ardua, ma portata a compimento. I bagagli vennero tolti dalle barche e posati in cima all’argine, su uno spazio piano. Quindi le imbarcazioni furono tirate fuori dall’acqua. Erano molto meno pesanti di quanto non pensassero. Persino Legolas ignorava da quale albero dei boschi elfici fossero state ricavate: il legno era robusto eppure stranamente leggero.
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