Dobbiamo fare in fretta! Guardate la luce!

 Furono gli alberi sul fondo che li salvarono. Essi slittarono oltre il margine di un bosco di pini cresciuti sulle pendici della montagna, risalendo dalle foreste più scure delle valli sottostanti. Alcuni si afferrarono ai tronchi e con un volteggio saltarono sui rami più bassi, altri (come il piccolo Hobbit) si misero dietro un albero per ripararsi dall’assalto furioso delle pietre.
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Ho una fame spaventosa!

 «Ho una fame spaventosa!» si lamentò Bilbo, che all’improvviso si rese conto di non aver mangiato niente dalla notte precedente la notte che precedeva la notte prima. Pensate un po’ che cosa volesse dire per uno Hobbit! Adesso che l’eccitazione era passata, si sentiva lo stomaco vuoto e floscio, e le gambe che facevano giacomo giacomo.
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qualcosa che gli veniva dai Tuc si risvegliò in lui

 Il buio aveva invaso tutta la stanza; il fuoco moriva lentamente, le ombre si smarrivano, ed essi suonavano ancora. E d’un tratto, mentre suonavano, cominciarono a cantare uno dopo l’altro: un canto roco di Nani che sembrava salire dai recessi delle loro antiche case; e questo è come un frammento della loro canzone, se canzone può esserci senza alcuna musica.
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Dare la stoccata e fuggire!

 Appena Gandalf aveva udito l’urlo di Bilbo, si era reso subito conto di quel che stava accadendo. Approfittando del lampo che uccise gli Orchi che stavano per prenderlo era entrato di corsa nella fenditura, un istante prima che questa si richiudesse di scatto.
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Mostrami la via d’uscita!

 Si interessarono particolarmente alla gara di indovinelli, e rabbrividirono con il più lusinghiero raccapriccio alla sua descrizione di Gollum.
 «E poi non mi venne in mente nessun’altra domanda, con lui che mi stava seduto vicino,» finì Bilbo «così dissi: “Che cos’ho in tasca?”.
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Racconti di Tolkien