Nùmenor, ? [posta a Erech nel 3.325 circa] – Esistente nel Lamedon del Nord

 

Tra i manufatti più misteriosi prodotti dai Nùmenoreani giunti nella Terra di Mezzo insieme a Elendil e ai suoi figli, la grande roccia meteoritica poi divenuta nota come Roccia di Erech è certamente uno di quelli che maggiormente ha attirato la curiosità di studiosi e lettori delle antiche saghe.

 

A quanto si racconta, la Pietra fu originariamente ritrovata e lavorata a Nùmenor. Essa era composta da un materiale non presente sull’Isola, e come tale attirò immediatamente l’attenzione degli abitanti. Era, per certi versi, simile al materiale utilizzato per l’edificazione di Orthanc, ma di dimensione minore. La Pietra, nella sua forma finale, era larga circa 3-4 metri in diametro. Si ritiene che fosse sferica, sebbene nelle cronache non viene menzionata la sua forma precisa perché la metà inferiore appariva conficcata nel terreno e solo la metà superiore era visibile, con un’altezza paragonabile a quella di un Uomo.

Si dice che la Pietra facesse parte, insieme ai Palantìr e ai tesori della casa di Andunië, degli oggetti che Elendil riuscì a caricare sulle navi dei Fedeli quando essi lasciarono per sempre la Terra della Stella per l’esilio nella Terra di Mezzo, in fuga dai presagi della fine a cui la follia di Ar-Pharazôn avrebbe di lì a poco condotto Nùmenor, risucchiata nel mare dalla furia di Eru Ilùvatar.

 

La Pietra fu posta da Isildur in un luogo estremamente particolare del neonato Regno di Gondor, a nord del Lamedon, all’inizio della Valle di Morthond, alle pendici meridionali dei Monti Bianchi. E fu qui posta perché, dopo la Fondazione del Reame in esilio di Gondor, Isildur molto si prodigò per assicurarsi la fedeltà di coloro che abitavano quelle terre. E molti risposero alla sua convocazione, stringendo alleanza con lui e il fratello Anàrion, perché riconoscevano la forza e la superiorità degli Uomini di Nùmenor, capaci in passato di sconfiggere lo stesso Sauron. È interessante notare come questo popolo dovesse abitare queste terre da lungo tempo, poiché lo stesso nome Erech non deriva né dal linguaggio di Nùmenor né da quelli elfici, ed è probabilmente parte dei linguaggi parlati dagli Uomini della valle prima dell’arrivo dei discendenti degli Edain.

 

La Roccia di Erech fu qui posta per sancire l’alleanza tra Gondor e il popolo delle Montagne che qui abitava, il cui Re giurò di venire in aiuto del Re di Gondor nel momento del bisogno. Ma quando, alcuni anni dopo, Isildur convocò questo popolo per unirsi alle schiere degli Uomini nella Guerra dell’Ultima Alleanza, essi violarono il proprio giuramento, e colmi di paura o di vergogna si nascosero nelle loro montagne. E si dice che ciò avvenne perché durante gli Anni Oscuri molti di loro avevano iniziato ad adorare Sauron come propria divinità, e temevano di schierarsi contro di lui.

Così Isildur li maledì di fronte ai Valar sul cui nome avevano giurato, condannandoli a una morte vivente finché essi non avessero tenuto fede al proprio giuramento.

 

Fu così che ognuno di essi, presto o tardi, quando giunse il momento della propria morte, non attraversò il destino proprio degli Uomini. E anziché librarsi al di là delle cortine del Mondo, le loro anime entrarono nel regno delle ombre, dal quale per 30 secoli infestarono le terre sui due versanti del Dwimorbeg, la grande montagna al di sotto della quale abitavano da sempre.

E la paura si diffuse tra coloro che abitavano nei dintorni: perché quando il ricordo di Isildur si perse, la gente del luogo cominciò a credere che la pietra fosse caduta dal cielo in quel luogo, e che fosse essa stessa ad aver evocato gli spettri, facendo sorgere il Re dei Morti dal suo sonno eterno.

 

E qui dunque la pietra rimase per secoli, intatta e intangibile, dalla quale gli Uomini si tenevano lontani, e di cui gli anziani non parlavano. E la sua memoria fu conservata solo nei luoghi ove ancora sopravvivevano gli Eredi di Nùmenor: a Gondor e ad Arnor, e poi tra i capitani dei Dùnedain che si succedettero per tutta la durata della Terza Era. Fu al tempo dell’ultimo Re di Arthedain Arvedui, che Malbeth il Veggente pronunciò una profezia che solo molto più tardi fu compresa: “I Morti si risvegliano, poiché il tempo è giunto per i traditori: alla Pietra di Erech nuovamente saranno in piedi, e udiranno un corno risuonare sui colli”.

 

E così, quindici secoli dopo, fu ciò che avvenne: quando la Grigia Compagnia giunse a Rohan dopo la Battaglia del Fosso di Helm alla ricerca di Aragorn, con loro viaggiavano anche Elladan ed Elrohir, i figli di Elrond. Ed essi pronunciarono queste parole al Capitano dei Dùnedain, con un messaggio del proprio padre: “ricordati del Sentiero dei Morti”.

 

E fu così che Aragorn partì con i propri compagni, e affrontò il Sentiero dei Morti, richiamando coloro che un tempo tradirono Isildur al rispetto del proprio giuramento. E con Andùril in mano si rivolgeva alle ombre e agli spettri, convocandoli alla Roccia. E Gimli e Legolas, che viaggiavano vicino a lui, scorgevano pallidi stendardi e vuoti sguardi nel buio intorno a loro. Perché i morti li seguivano al luogo dove erano stati richiamati dall’Erede di colui che tradirono.

 

E una volta fuoriusciti dai monti nella Valle del Morthond, giunsero a Erech. E qui, in piedi sulla Pietra, Aragorn si rivolse a loro, comandando ai traditori di rispettare infine il proprio giuramento seguendolo a Pelargir, dove avrebbero dovuto combattere ai suoi ordini per riscattare il proprio onore, e avere la pace, poiché egli avrebbe considerato il giuramento rispettato, sciogliendoli dalla propria morte vivente.

E i Morti risposero. Armati di livide lame e palliati di terree armature seguirono la Grigia Compagnia attraverso i fiumi del Gondor Meridionale e per i campi del Lebennin, scacciando gli alleati di Sauron dai guadi del Gilrain a Linhir l’11 marzo 3019, e giungendo fino alla grande Città di Pelargir, assediata dai corsari giunti dal Sud. E qui, con le armi e la paura, spezzarono le linee del nemico, liberando la città e permettendo all’esercito che qui era rinchiuso di unirsi alla Compagnia al comando di Aragorn, con la quale avrebbe salpato verso Nord, alla volta di Minas Tirith.

 

E fu qui, sulle sponde dell’Anduin, che Aragorn si rivolse nuovamente all’esercito dei Morti, e dichiarò il loro giuramento soddisfatto, invitandoli a non tormentare più le valli di Gondor, e ad avere infine pace. E da allora la Valle di Erech non fu più tormentata dagli spiriti, e tornò ad essere parte del Regno di Gondor.

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