Malbeth, il Veggente di Arnor
Arnor, circa 1.790 T.E. – Arnor, metà T.E.
Gli Uomini non rappresentavano, a quanto ci viene raccontato dalle antiche saghe, un popolo particolarmente dotato per quanto riguarda le arti che siamo soliti definite ‘magiche’. Sono certamente documentati casi di Uomini capaci di utilizzare la magia, in particolare per quanto riguarda le scuole di guarigione e di protezione, ma ciò era possibile attraverso un lungo studio e non di rado l’apporto di creature maggiormente sensibili a quella che chiamiamo Magia, sia essi Elfi, Maia o esseri di natura molto più oscura. D’altronde, la pratica magica, soprattutto quella offensiva, è spesso collegata alla capacità di unire i due mondi, quello visibile e quello invisibili. E questo, agli Uomini mortali, è precluso se non attraverso l”utilizzo di potenti artifatti magici.
Che questo destino sia parte intrinseca della Natura Umana o piuttosto l’esito di una loro primordiale caduta – come Andreth pare sottintendere nel suo dialogo con Finrod, per quanto il loro scambio sia legato al tema della mortalità – non è dato sapere.
Tra le virtù che noi chiameremmo magiche solo una sembra ripresentarsi con una qualche frequenza, venendo documentata dalle cronache: la premonizione o preveggenza, cioè la capacità di avere una visione se non del futuro, di un barlume o un aspetto di eventi che ancora avrebbero dovuto compiersi.
Ben pochi tuttavia sono gli Uomini il cui nome è documentato nei libri di sapienza che dimostrarono questa abilità. Abbiamo citato la saggia Andreth – che si dice abbia profetizzato la salvezza per gli Uomini quando, alla fine dei tempi, Tùrin Turambar combatterà al fianco di Tulkas, sconfiggendo Morgoth durante Dagor Dagorath. Insieme a lei nella Prima Era i libri citano Amnon, che profetizzò la caduta di Gondolin, e Glirhuin, che disse come La Pietra dello Sfortunato, in cui Tùrin fu sepolto, non sarebbe mai stata violata da servi di Morgoth o dalla rovina del mondo. Uno solo è ricordato nella Second Era, signore degli Uomini delle Colline sulla costa orientale della Terra di Mezzo, che profetizzò l’arrivo delle navi dei Nùmenoreani alcuni anni prima del loro sbarco, e della sua morte per mano loro.

Unico a essere ricordato come veggente nella Terza Era è Malbeth di Arnor, vissuto al tempo di Re Araphant di Arthedain e di suo figlio Arvedui, di cui era uno dei primi consiglieri. Proprio ad Arvedui è legata in particolar modo il ricordo delle sue capacità profetiche, perché alla nascita del figlio del Re, egli si rivolse ad Araphant con queste parole, in quella che è ricordata come la Prima Profezia di Malbeth: “Lo chiamerai Arvedui perché sarà l’ultimo ad Arthedain. Ai Dúnedain sarà imposta una scelta, e se decideranno per colui che presenta le minori speranze, allora tuo figlio muterà il suo nome e diventerà re di un reame assai più grande. Ma se non sarà così, trascorreranno molte vite d’uomini e molte sofferenze prima che i Dúnedain risorgano e si uniscano di nuovo”.
E così fu: il figlio fu chiamato Arvedui, ma i Dùnedain di Gondor, consigliati da Pelendur. respinsero la sua rivendicazione alla Corona del Regno del Sud nonostante la sua discendenza da Isildur e il suo matrimonio con Fìriel figlia di Ondoher. Arvedui perì poi al largo della Baia di Forochel dopo essere sfuggito alla cattura da parte di Angmar grazie all’ospitalità dei Lossoth. E con lui finì la linea dei Re di Arthedain, tanto che suo figlio assunse il titolo di Capitano dei Dùnedain, che divennero poi noti come Raminghi.
Non migliore fu il destino del Regno del Sud, ove solo due sovrani seguirono Ondoher sul Trono, prima che Eärnur scomparisse a Minas Morgul e il potere passasse nelle mani dei Sovrintendenti fino a che, quasi millequattrocento anni dopo, Aragorn scese dal Nord e rivendicò la Corona di Gondor e di Arnor dopo la sconfitta di Sauron.
Proprio ad Aragorn fa riferimento anche la seconda Profezia di Malbeth, in cui era previsto che nell’ora più buia, quando i Dùnedain erano vicini alla sconfitta, dal Nord una speranza sarebbe giunta per guidare l’Esercito dei Morti contro i nemici degli Uomini:
“Vedo già sulla terra una lunga ombra,
Mutarsi ad occidente in buia tenebra.
Trema la Torre; e vicino è il destino
Alle tombe dei re. Sorgono i Morti,
E giunta è l’ora per i traditori:
Di nuovo, in piedi sulla Roccia d’Erech,
Udran sui colli lo squillar di un corno.
Chi suonerà? Chi, dalle grigie tenebre,
Quella perduta gente chiamerà?
L’erede di colui che allor tradirono
Verrà dal Nord, il bisogno lo spingerà
E varcherà il Cancello che separa
Le nostre vie dai Sentieri dei Morti”.
Aragorn, al comando della Grigia Compagnia, chiamò i morti a raccolta alla Roccia di Erech, dove essi accettarono di combattere sotto la sua guida. E insieme liberarono Pelargir e i feudi a Sud dall’assedio di Haradrim e Pirati, chiudendo un fronte della guerra contro Gondor e conducendo un forte esercito alla Battaglia dei Campi del Pelennor, dove l’assalto di Mordor fu respinto.
Non è noto la data della morte di Malbeth, che era già molto anziano ai tempi di Arvedui ultimo Re. Se dobbiamo credere ai testi che attribuiscono la Prima Profezia all’anno 1864 della Terza Era e la Seconda all’anno 1975, egli doveva essere più che centenario al termine della sua vita: un dato che testimonia la sua appartenenza a una pura schiatta Nùmenoreana, da cui aveva ereditato la lunga, benché finita, vita.
Ma il suo nome è rimasto iscritto nella memoria d’ogni Donna e Uomo per i secoli a venire, come unico Veggente della stirpe degli Uomini capace di portare speranza anche quando la notte si faceva più oscura.