Si dice che Morgoth non s’aspettasse l’assalto che gli fu sferrato da Ovest; tanto infatti era il suo orgoglio, da indurlo a ritenere che nessuno mai più avrebbe osato muovergli apertamente guerra. Inoltre, pensava di aver per sempre estraniato i Noldor dai Signori dell’Ovest e che, contenti nella loro beata contrada, i Valar più non si sarebbero curati del suo reame nel mondo esterno, e ciò perché, agli occhi di chi ignori la pietà, gli atti pietosi sono sempre insoliti e inaspettati. Invece, l’esercito dei Valar si apprestava alla battaglia; e sotto i suoi candidi vessilli marciavano i Vanyar, il popolo di Ingwë, nonché quelli dei Noldor che mai avevano abbandonato Valinor e alla testa dei quali era Finarfin figlio di Finwë. […]
Ben poco si dice, in tutti i racconti, della marcia dell’esercito dei Valar verso le regioni settentrionali della Terra di mezzo; nelle sue file, infatti, non si contava nessuno di quegli Elfi che avevano dimorato e sofferto nelle Terre-di-qua e che composero le cronistorie di quei giorni tuttora note; e le notizie di tali fatti, costoro le appresero solo molto tempo dopo, dai loro consanguinei di Aman. Certo è che finalmente la possanza di Valinor uscì dall’Ovest, e la sfida delle trombe di Eönwë riempì il cielo; e il Beleriand fu tutto rutilante della gloria delle loro armi, ché l’esercito dei Valar era schierato in forme nuove, belle e terribili, e i monti risuonavano al suo passo.
Lo scontro tra le armate dell’Ovest e quelle del Nord è detto Grande Battaglia nonché Guerra d’Ira.
{J.R.R. Tolkien, Il Silmarillion
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-Stella del Vespro