La Musica degli Ainur, di Anna Kulisz

L’ AINULINDALË DEGLI ANNI ’30 (1/2)

Cari amici, ben ritrovati alla rubrica sull’Evoluzione della Leggenda. Vorrei presentare oggi l’AINULINDALË (ovvero la “Grande Musica degli Ainur”, il Mito della Creazione del mondo di Arda).

Questo testo, particolarmente caro a tutti i lettori di Tolkien, è forse quello, tra tutti gli episodi che compongono la materia mitica del “Silmarillion”, che ha subìto meno modifiche nella concezione e nella struttura, tanto che già il Racconto Perduto, “La Musica degli Ainur” (scritto da Tolkien negli anni 1918-1920), narrato da Rúmil a Eriol nel giardino di Mar Vanwa Tyaliéva, contiene in nuce quasi tutti gli elementi distintivi della storia, salvo un paio di modifiche nella concezione che non sarebbero arrivate per Tolkien prima degli anni ’60.

Lo presentiamo adesso in una versione intermedia, ovvero quella risalente agli anni ’30 (pubblicata all’interno de La Strada Perduta e Altri Scritti, V° volume della Storia della Terra di Mezzo), scritta a ridosso del Quenta Silmarillion (l’ultimo “Silmarillion” a cui Tolkien mise mano prima della parentesi Hobbit/Signore degli Anelli, e che rimase ovviamente incompiuto).

Questa versione dell’Ainulindalë è dunque più recente e concettualmente evoluta rispetto al Racconto Perduto, ma non ancora arrivata allo stadio “definitivo” che ritroviamo nel Silmarillion (che rientra tra i testi contenuti ne L’Anello di Morgoth, X volume della HoME). L’autore in-universe di quest’opera è Rúmil di Tûn [>Tirion], cioè lo stesso Rúmil che nella versione precedente del personaggio (quando non era ancora il Lambengolmo che conosciamo dai testi successivi, ma “solo” lo Gnomo guardiano della porta della Casetta del Gioco Perduto) raccontava questa stessa storia a Eriol.

Ainulindalë, art by Anna Kulisz

Ainulindalë
La Musica degli Ainur
Redatto da Rúmil di Tûn

La Musica degli Ainur
e la Venuta dei Valar

Queste sono le parole che Rúmil disse ad Ælfwine riguardo all’inizio del Mondo.

V’era Ilúvatar, il Padre di Tutto, e per prima cosa egli creò gli Ainur, i santi, progenie del suo pensiero, ed essi erano con lui prima del Tempo. Ed egli parlò loro, esponendo temi musicali, ed essi cantarono al suo cospetto ed egli ne fu compiaciuto. Ma per molto tempo essi cantarono ciascuno in assolo, o pochi assieme, mentre gli altri prestavano ascolto; poiché ognuno comprendeva solo quella parte della mente di Ilúvatar da cui proveniva, e solo lentamente maturavano nella comprensione dei propri fratelli. Tuttavia, man mano che ascoltavano, sempre giungevano a una conoscenza più profonda e crescevano all’unisono e in armonia.

E avvenne che Ilúvatar convocò tutti gli Ainur, ed espose loro un tema possente, disvelando cose più grandi e meravigliose di quelle che aveva già rivelato; e la gloria del suo levarsi e lo splendore della sua conclusione meravigliarono gli Ainur, tanto che essi si inchinarono dinanzi a Ilúvatar e rimasero in silenzio.

Allora Ilúvatar disse: “Del tema che vi ho esposto, ma solo in modo incompleto e non rifinito, desidero adesso che facciate assieme, in armonia, una grande musica. E poiché ho acceso in voi il Fuoco, eserciterete i vostri poteri nell’adornare il tema stesso, ciascuno coi suoi pensieri e le facoltà che gli sono stati elargiti. Io invece siederò, ascolterò e mi rallegrerò che attraverso di voi una grande bellezza sia ridesta in canto.”

Allora le voci degli Ainur, come arpe e liuti, flauti e trombe, viole e organi, e simili a innumerevoli cori in canto, cominciarono a musicare il tema di Ilúvatar in una grande musica; e si levò un suono di interminabili melodie intrecciate, intessute in armonie, che superava l’udito sia in altezza sia in profondità, e le sale della dimora di Ilúvatar si empirono fino a traboccarne, e la musica e l’eco della musica si spinsero nel Vuoto, che vuoto non fu più. Mai fu prima, né mai vi è stata da allora, musica così immane, sebbene sia stato detto che una più grande ancora sarà eseguita al cospetto di Ilúvatar dai cori degli Ainur e dei Figli di Ilúvatar dopo la fine dei giorni. Allora i temi di Ilúvatar saranno eseguiti alla perfezione e prenderanno vita nel momento stesso in cui si leveranno, giacché tutti allora comprenderanno il suo intento nella parte loro assegnata e quella di ciascun altro, e Ilúvatar conferirà ai loro pensieri il Fuoco segreto, ed egli ne sarà compiaciuto.

The Discord of Melkor, art by Anna Kulisz

Allora invece il Padre di tutto rimase assiso e ascoltò, e a lungo tutto gli parve cosa buona, perché pochi erano i difetti della musica. Tuttavia man mano che il tema procedeva, Melko pensò di intrecciare elementi di sua fantasia che non erano in accordo col tema di Ilúvatar, poiché cercava di aumentare il potere e la gloria della parte assegnatagli. A Melko, tra gli Ainur, erano stati concessi i più grandi doni di potere e conoscenza, ed egli era stato partecipe di tutti i doni dei suoi fratelli; e si era recato spesso da solo nei luoghi vuoti in cerca del Fuoco segreto che dà la vita. Il desiderio di far nascere cose proprie montava difatti nel suo spirito, e gli pareva che Ilúvatar non si curasse del Vuoto, ed era turbato per la sua vacuità. Tuttavia egli non trovò il Fuoco, perché esso risiede con Ilúvatar, ed egli non lo sapeva. Ma trovandosi solo, aveva cominciato a concepire pensieri propri, diversi da quelli dei suoi fratelli.

Adesso taluni di questi li intessé nella sua musica, e subito nacque discordia attorno a lui, e molti di quanti cantavano dappresso si scoraggiarono, il loro pensiero fu turbato e la loro musica vacillò; alcuni invece cominciarono ad accordare la loro musica con la sua anziché col pensiero nutrito da principio. E la discordia di Melko si diffuse sempre più e la musica si ottenebrò, poiché il pensiero di Melko proveniva dall’oscurità esterna, ove Ilúvatar non aveva ancora rivolto la luce del Suo volto. Ma Ilúvatar rimase seduto e ascoltò, finché quanto udì fu simile a una tempesta e a un’ira senza forma che faceva guerra a se stessa nella notte senza fine.

Allora Ilúvatar ne fu addolorato, tuttavia sorrise, alzò la man sinistra, e un nuovo tema si levò di mezzo alla tempesta, simile eppur diverso dal precedente, e acquistò forza e dolcezza nuova. Ma la discordia di Melko si levò in tumulto a opporsi a essa, e vi fu ancora guerra di suoni e in cui la musica si smarrì. Allora Ilúvatar non sorrise più, ma pianse, e alzò la mano destra; ed ecco che un terzo tema crebbe in mezzo al tumulto, ed era diverso dagli altri e più possente di tutti. E infine parve che vi fossero due musiche che si svolgevano contemporaneamente dinanzi allo scranno di Ilúvatar, e fossero in contrasto completo. Una era profonda, ampia e bella, eppure lenta e commista a un dolore inestinguibile, da cui principalmente derivava la sua beltà. L’altra s’era accresciuta fino a ottenere unità e sistema, eppure questi erano imperfetti, salvo nella misura in cui derivavano ancora dal tema più antico di Ilúvatar; ma essa era fragorosa, vacua e ripetuta all’infinito, e provvista di scarsa armonia, simile piuttosto a un caotico unisono come di molte trombe che suonino una singola nota. Ed essa tentava di affogare l’altra musica con la violenza della sua voce, eppure pareva sempre che le sue note più trionfali fossero attinte dall’altra e intrecciate nella sua trama.

Nel mezzo di questa lotta, in cui le sale di Ilúvatar tremavano e un brivido serpeggiava per i luoghi oscuri, Ilúvatar alzò entrambe le mani e in un unico accordo, più profondo dell’abisso, più alto del firmamento, più glorioso del sole, penetrante come la luce dell’occhio di Ilúvatar, la musica cessò.

Ainulindalë, front cover art di Parma Eldalamberon #8 by Adam Christensen

Allora Ilúvatar disse: “Potenti sono gli Ainur, e il più potente tra loro è Melko; ma questo egli sappia, e tutti gli Ainur, che io sono Ilúvatar, le cose che avete cantato e suonato, ecco, io le ho fatte nascere. Non nelle musiche che voi eseguite nelle regioni celesti, come gioia per me e diletto per voi stessi, ma piuttosto perché abbiano forma e realtà, come voi stessi Ainur. Ed ecco che io amerò queste cose che vengono dal mio canto come amo gli Ainur che vengono dal mio pensiero. E tu, Melko, vedrai che non è possibile suonare alcun tema che non abbia la sua più profonda origine in me, né si potrà alterare la musica a mio dispetto. Poiché chi tenta ciò non farà altro che aiutarmi a concepire cose più meravigliose ancora, che lui stesso non aveva immaginato. Per mezzo di Melko nel disegno sono entrati il terrore come fuoco, il dolore come acque fosche, l’ira come tuono e il male, lontano dalla mia luce come lo sono le più remote profondità dei luoghi oscuri. Nella confusione dei suoni sono stati creati dolore e crudeltà, fiamma divorante e freddo senza pietà, e morte senza speranza. Tuttavia, egli vedrà che alla fine tutto ciò contribuisce solo alla gloria del mondo, e questo mondo sarà chiamato, tra tutte le gesta di Ilúvatar, la più possente e bella.”

Allora gli Ainur ebbero timore e non compresero pienamente quanto detto; e Melko fu pieno di vergogna e dell’ira che dalla vergogna sboccia. Ma Ilúvatar si alzò con splendore e uscì dalle amene plaghe che aveva creato per gli Ainur e si recò nei luoghi oscuri; e gli Ainuro lo seguirono.

Ma quando giunsero nel Vuoto più profondo, là dove prima c’era il vuoto, rimirarono uno spettacolo di bellezza straordinaria. E Ilúvatar disse: “Osservate la vostra musica! Giacché per mia volontà essa ha preso forma, e proprio adesso la storia del mondo sta iniziando. Ognuno troverà racchiusi nel disegno che è mio i fregi che egli stesso ha concepito; e Melko vi troverà le cose che pensava di far emergere nuove dal proprio cuore, e le vedrà essere solo una parte del tutto, e tributarie della sua gloria. Ma io ho conferito l’esistenza a tutto.” Ed ecco! il Fuoco segreto ardeva nel cuore del Mondo.

Allora gli Ainur si meravigliarono al vedere che il mono era una forma sferica nel Vuoto e sostenuto da esso, sebbene non fosse parte di esso. Contemplando la luce si rallegrarono e alla vista dei molti colori i loro occhi s’empirono di gioia, mentre per il fragore del mare provarono grande turbamento. E rimirarono l’aria e i venti e le materie di cui era fatta la terra di mezzo, di ferro e pietra, argento e oro e di molte sostanze; ma di tutte queste l’acqua fu quella che lodarono sommamente. E si dice che nell’acqua viva ancora l’eco della musica degli Ainur più che in qualsiasi altra sostanza del mondo, e molti dei Figli di Ilúvatar tuttora ascoltano senza requie le voci del mare, senza sapere perché.

Allora l’Ainu che chiamiamo Ulmo era stato chi sommamente aveva concepito l’acqua nei suoi pensieri e, tra tutti, il più istruito da Ilúvatar nella sua musica. Mentre sull’aria e i venti soprattutto aveva meditato Manwë, che era il più nobile degli Ainur. La composizione della terra era stata oggetto delle cogitazioni di Aulë, al quale Ilúvatar aveva conferito abilità e conoscenza appena inferiori a quelle di Melko; ma il diletto e l’orgoglio di Aulë erano nel processo di creazione e in quanto infine realizzato, e non nel possesso o in se stesso, per cui egli era costruttore e maestro e non un padrone, e nessuno lo ha mai chiamato signore.

Water, Wind & Sand (1915), illustrazione di JRR Tolkien, tratta dal cosiddetto “Book of Ishness”, per la sua poesia “Sea Song of an Elder Day”

Allora Ilúvatar parlò a Ulmo e disse: “Non vedi come Melko ha mosso guerra al tuo regno? Ha pensato a un freddo pungente, senza misura, eppure non ha distrutto la bellezza delle tue fontane e delle tue pozze limpide. Guarda la neve e l’opera scaltra del gelo! Ammira le torri e le dimore di ghiaccio! Melko ha ideato calori e incendi senza freni, ma non ha inaridito il tuo desiderio, né placato del tutto la musica del mare. Ammira piuttosto l’altezza e la gloria delle nubi, le nebbie e i vapori sempre cangianti e ascolta la pioggia che cade sulla terra. E attraverso queste nuvole ti accosti ancor più a tuo fratello Manwë, che ami.”

Allora Ulmo rispose: “Sì, in verità adesso l’acqua è diventata assai più bella di quanto il mio cuore immaginasse, né il mio pensiero segreto aveva concepito il fiocco di neve, né in tutta la mia musica era compreso il cadere della pioggia. Ecco, io cercherò Manwë, affinché lui e io possiamo comporre melodie in eterno per il tuo diletto!” E Manwë e Ulmo sono stati fin dall’inizio alleati e hanno servito in tutto e per tutto con somma fedeltà il disegno di Ilúvatar.

E mentre Ilúvatar conferiva con Ulmo, gli Ainur assistettero al dispiegarsi del mondo e all’inizio della storia che Ilúvatar aveva esposto loro come tema del canto. In virtù della memoria delle parole di Ilúvatar e della conoscenza che ciascuno possiede della musica che ha eseguito, gli Ainur sono a conoscenza di molto di ciò che accadrà e poco è per loro imprevisto. Tuttavia, ci sono cose che essi non possono vedere, né da soli, né assieme in consiglio. Eppure, proprio mentre guardavano, molti s’invaghirono della bellezza del mondo e si appassionarono alla storia venuta alla luce, e vi fu agitazione tra loro. Così accadde che alcuni restarono comunque con Ilúvatar di là dal mondo, ed erano quanti si erano accontentati nel dilettarsi col pensiero del disegno del Padre di tutto, curandosi unicamente di esporlo così come l’avevano ricevuto. Altri invece, e tra loro v’erano molti tra i più saggi e belli tra gli Ainur, desideravano ardentemente la licenza di Ilúvatar di entrare nel mondo e dimorarvi, rivestendosi della foggia e delle vesti del Tempo. Poiché dissero: “Desideriamo guidare le bellezze dei nostri sogni, che la tua potenza ha fatto vivere di vita propria, e vorremmo istruire sia gli Elfi che gli Uomini nelle loro meraviglie e nei loro usi, quando verrà il tempo per i tuoi Figli di comparire sulla Terra.” E Melko finse di voler controllare la violenza e i tumulti, del caldo e del freddo, che aveva provocato nel mondo, ma intendeva piuttosto usurpare i regni di tutti gli Ainur e sottomettere alla sua volontà sia gli Elfi che gli Uomini, poiché egli era geloso dei doni che Ilúvatar intendeva conferire loro.

Poiché gli Elfi e gli Uomini furono concepiti unicamente da Ilúvatar, e giacché gli Ainur non compresero appieno quella parte del tema quando fu loro esposto, nessuno di loro osò nella sua musica aggiungere qualcosa alle loro caratteristiche; perciò queste razze sono chiamate Figli di Ilúvatar, e gli Ainur sono piuttosto i loro maggiori e condottieri che i loro padroni. Per questo motivo, nei loro scambi con Elfi e Uomini, gli Ainur talvolta hanno cercato di forzarli, quando quelli non volevano essere guidati, ma raramente ciò ha comportato esiti felici, che le loro intenzioni fossero buone o malvagie. Gli Ainur ebbero contatti soprattutto con gli Elfi, giacché Ilúvatar ha reso gli Elfi più simili per natura agli Ainur stessi, sebbene meno potenti e di statura inferiore; agli Uomini invece egli ha conferito strani doni.

Conoscendo tutte queste cose e leggendo nei loro cuori, Ilúvatar esaudì il desiderio degli Ainur e non si dice che ne fosse rimasto addolorato. Allora quanti lo desideravano scesero ed entrarono nel mondo. Ma Ilúvatar pose questa condizione, oppure essa è necessità del loro stesso amore (ignoro quale sia la risposta), che il loro potere fosse da allora in poi contenuto e delimitato dal mondo e venisse meno con esso; e il suo disegno riguardo a loro in quanto seguirà Ilúvatar non l’ha rivelato.

Tratto dall’Ainulindalë, in La Strada Perduta e Altri Scritti, V volume della Storia della Terra di Mezzo

-Rúmil

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