Note da A reader’s companion, di Hammond & Scull
“Questi è Glorfindel, che abita nella casa di Elrond”
Tolkien ha dato per la prima volta il nome di Glorfindel a uno dei signori degli elfi di Gondolin ne La caduta di Gondolin (scritto probabilmente tra la fine del 1916 e la prima metà del 1917), il primo dei racconti de Il libro dei racconti perduti, la prima versione de “Il Silmarillion”. La questione se il Glorfindel di Gran Burrone de Il Signore degli Anelli fosse lo stesso elfo de Il Silmarillion è stata oggetto di dibattito tra i lettori e Tolkien stesso l’ha presa in considerazione.
Nell’estate del 1938, in una nota di bozza per “Il Consiglio di Elrond” (Libro II, Capitolo 2), un primo segnale dei suoi pensieri, aveva già scritto: ‘Glorfindel racconta la sua ascendenza a Gondolin’.
Più di trent’anni dopo, produsse due brevi saggi sull’argomento, in I popoli della Terra di Mezzo.

Il nome Glorfindel, scrisse, deriva infatti dalla prima opera sulla mitologia: La caduta di Gondolin…. Il suo significato era quello di “vestito d’oro”.
Il suo utilizzo ne Il Signore degli Anelli è uno dei casi di uso un po’ casuale dei nomi presenti nelle leggende più antiche, ora indicate come Il Silmarillion, che è sfuggito alla riconsiderazione nella forma finale pubblicata de Il Signore degli Anelli.
Egli rifiutò la soluzione apparentemente semplice che si trattasse di una semplice duplicazione di nomi, che i due personaggi in questione fossero persone diverse. Questa ripetizione di un nome così eclatante, per quanto possibile, non sarebbe credibile. Nessun altro personaggio di rilievo nelle leggende elfiche riportate nel Silmarillion e nel Signore degli Anelli ha un nome portato da un altro personaggio elfico di rilievo” Non scelse nemmeno di modificare semplicemente il nome di Glorfindel ne “Il Silmarillion”, che era ancora inedito.
Invece, decise che quando Glorfindel di Gondolin fu ucciso in combattimento con un Balrog nella Prima Era, il suo spirito, secondo le leggi stabilite da Eru, sarebbe stato obbligato a tornare subito nella terra dei Valar. Lì si sarebbe recato a Mandos per essere giudicato e sarebbe rimasto nelle “Sale dell’Attesa” finché Manwe non gli avesse concesso la liberazione. Gli elfi erano destinati a essere “immortali”, cioè a non morire entro i limiti sconosciuti decretati da Eru, che al massimo potevano essere fino alla fine della vita sulla Terra come regno abitabile.
La loro morte – per qualsiasi ferita al corpo così grave da non poter essere guarita – e la disincarnazione dei loro spiriti era una cosa “innaturale” e dolorosa. Era quindi dovere dei Valar… restituirli alla vita incarnata, se lo desideravano.
Dopo aver minimizzato il ruolo di Glorfindel nella rivolta dei Noldor che tornarono nella Terra di Mezzo contro il volere dei Valar, e aver sottolineato l’importanza del suo sacrificio a favore dei profughi di Gondolin (tra cui Earendil), Tolkien continua:
Dopo essersi purificato da tutte le colpe che aveva commesso durante la ribellione, fu liberato da Mandos e Manwe lo ristabilì. Tornò quindi a essere un vivente incarnato, ma gli fu permesso di dimorare nel Regno Benedetto, poiché aveva riacquistato l’innocenza e la grazia primitiva degli Eldar. Per lunghi anni rimase a Valinor, con gli Eldar che non si erano ribellati e in compagnia dei Maiar. Con questi ultimi era ormai diventato quasi un pari, perché, pur essendo un incarnato, il suo potere spirituale era stato enormemente accresciuto dal suo sacrificio. A un certo punto… divenne seguace e amico di Gandalf (Olorin).
Tolkien conclude che Glorfindel deve essere tornato nella Terra di Mezzo probabilmente verso la Seconda Era, quando il potere di Sauron era diventato grande, in risposta a “messaggi urgenti e preghiere di aiuto… ricevuti a Numenor e Valinor”
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-Stella del Vespro
