Del ritrovamento dell’Anello di Barahir
Poi, per paludi e campi e su montagne
egli seguì le tracce, ed ecco: presso una fonte
che calda sgorgava dai fuochi sotterranei, 295
egli trovò gli uccisori, e il suo nemico,
i soldati assassini del re.
E uno rideva mentre mostrava un anello
che aveva tolto dalla mano morta di Barahir:
“Quest’anello, sapete, compagni,” disse, 300
“nel lontano Beleriand fu foggiato.
L’oro mai ne potrebbe comprare uno uguale,
e per questo io Barahir ho ucciso;
si dice che questo sciocco ladro compì
un’azione, molto tempo fa, al servizio 305
di Felagund. Può darsi che sia così;
Morgoth m’ordinò di riportarlo indietro
anche se, mi sembra, non certo gli mancano
più preziosi tesori tra le sue ricchezze.
A un tal signore non s’addice una tale brama 310
e sto quasi meditando di dire
che nuda era la mano di Barahir!”
Ma mentre parlava fu scoccata una freccia:
e col cuore trafitto egli crollò.
Così amava Morgoth che il proprio nemico, 315
quasi fosse al suo servizio, menasse il colpo
che puniva chi non teneva la parola.
Ma non rise Morgoth quando udì
che Beren, come un lupo solitario,
furiosamente balzò da dietro una pietra 320
nel mezzo dell’accampamento presso la fonte,
e afferrò l’anello e, prima che l’urlo
d’ira e di rabbia fosse uscito dalla loro gola,
era fuggito dai nemici. La sua cotta di maglia,
lucida, era fatta d’anelli di metallo che nessun dardo 325
poteva penetrare, rete nata dall’abilità dei Nani;
e sparì alla vista tra rocce e tra rovi,
ché nato era Beren in un’ora d’incanto;
la loro famelica caccia mai ritrovò
la via che avevano seguito gli impavidi suoi piedi. 330

Il Lai del Leithian, vv. 293-330, canto II
tratto da “I Lai del Beleriand”, III volume della Storia della Terra di Mezzo.
-Rúmil