D’un tratto Frodo notò un individuo dall’aria strana, segnato dalle intemperie, che sedeva in ombra vicino al muro ascoltando attentamente la loro conversazione. Aveva un grosso boccale di metallo davanti a sé e fumava una pipa dal lungo cannello intagliato stranamente. Teneva le gambe distese e portava degli stivali alti di una pelle morbida e di ottima fattura, ma ormai alquanto logori e ricoperti di fango. Un mantello di pesante panno verde scuro scolorito dal tempo lo avviluppava interamente e, malgrado il calore della stanza, egli portava un cappuccio che gli faceva ombra al volto: ma i suoi occhi che osservavano gli Hobbit brillavano nella mezza oscurità.
«Chi è quello?», chiese Frodo, quando ebbe l’occasione di sussurrare all’orecchio del signor Cactaceo. «Non mi pare che ci sia stato presentato».
«Quello?», disse l’oste a bassa voce, lanciandogli un’occhiata senza però voltare la testa. «Non saprei dire esattamente. E’ uno di quelli che vanno vagando, e che noi chiamiamo Raminghi. E’ un tipo taciturno, ma se ci si mette, racconta storie veramente uniche. Scompare per un mese, un anno, e poi spunta di nuovo all’improvviso. La scorsa primavera l’ho visto un bel po’ di volte, ma di questi tempi si fa vivo molto più di rado. Come si chiama veramente non l’ho mai saputo, ma da queste parti tutti lo chiamano Grampasso. Cammina velocissimo con quelle sue gambe lunghe, e non dice mai a nessuno il perché di tanta fretta. Ma qui da noi si usa dire che l’Est e l’Ovest non si spiegano, parlando dei Raminghi e, chiedo scusa, della gente della Contea. Strano che mi abbiate chiesto di lui». Ma in quel momento il signor Cactaceo fu chiamato altrove e la sua ultima osservazione rimase senza risposta.
Frodo si accorse che adesso Grampasso lo stava guardando, come se avesse sentito o indovinato ciò che era stato detto sul suo conto. A un certo punto, con un cenno del capo e della mano, invitò Frodo ad andarsi a sedere accanto a lui. Mentre questi si avvicinava, egli si tolse il cappuccio,
scoprendo una capigliatura scura e irsuta con qua e là qualche macchia grigia, e un viso pallido e severo ove brillavano due occhi grigi e penetranti.
«Mi chiamano Grampasso», disse a bassa voce. «Son molto lieto di conoscervi, signor…Sottocolle.
«Ebbene, disse Grampasso, «se fossi in voi, direi ai vostri giovani amici di frenare la lingua. La birra, il camino e gli incontri casuali fanno sempre piacere, ma, come dire…, qui non siamo nella Contea. C’è gente strana in giro. Voi penserete che non tocca a me dirlo».
{J.R.R. Tolkien, Il Signore degli anelli, la compagnia dell’anello;
Aragorn in Brea, image fromTamriel Vault}
-Stella del Vespro

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