Monte Gundabad, c.a 1.150 A.A. – Khazad-dûm, tarda Prima Era
Si racconta che nelle profondità del Tempo, quando già i Valar abitavano Valinor ma ancora alcuno dei Figli si era destato nel Meriggio di Arda, Aulë il Fabbro creò i sette padri dei Nani. E si dice che lo abbia fatto perché, colmo di desiderio per l’arrivo dei Figli di Ilúvatar, egli non si dimostrò sufficientemente paziente, e volle generare a sua volta una progenie. Così plasmò esseri di pietra e terra, e insegnò loro un linguaggio scolpito nella roccia viva, Khuzdul, che solo loro avrebbero compreso.
Ma Ilúvatar immediatamente ne fu cosciente, e parlò ad Aulë, ricordandogli che solo i Primogeniti e i Successivi erano stati previsti dalla Musica, e che se egli gli era ancora fedele, avrebbe dovuto rinunciare alla propria creazione e attendere che venisse il tempo. Poiché senza la Fiamma Imperitura, e il fëa che da essa derivava, essi non erano che fantocci la cui volontà era quella del proprio creatore.

E così Aulë, timoroso d’aver offeso l’Uno, diede di piglio a un martello e fece per colpire i Padri dei Nani. Ma – meraviglia! – essi non si offrirono ai suoi colpi, ma lo pregavano di risparmiarli, e cercavano di nascondersi. Segno che Ilúvatar aveva accolto una preghiera ch’egli non aveva nemmeno pronunciato, e infuso nei Padri il libero arbitrio che è alla base della vita. Ma Eru gli disse che i Nani non sarebbero potuti sorgere prima degli Eldar, poiché così era stato deciso nella Musica, e i Padri furono posti a dormire nelle profondità della Terra, fino a che non fosse giunto il tempo del loro risveglio.
Così fu che Aulë depose i sette Padri e le loro spose nelle profondità della terra. Ma Durin fu posto solo, senza compagna, a riposare sotto il Monte Gundabad, nelle Montagne Nebbiose, per buona parte degli Anni degli Alberi. E nel frattempo a Est, a Cuivienén, Imin, Tata e Enel si risvegliavano con i propri compagni, e i loro popoli cominciarono la lunga marcia verso Valinor.

Quando giunse il tempo, e la luce delle stelle illuminò la prima alba della sua stirpe, Durin si destò. Solo camminò per terre selvagge dove piede non aveva mai calpestato, e diede nome a colline e valli che ancora non ne avevano alcuno. Giunse infine a uno specchio d’acqua sacro e puro, il Kheled-zâram, e guardandovi dentro vide riflesse sette stelle, disposte come una corona. In quel segno lesse il destino proprio e del suo popolo, e sul luogo eresse la Pietra di Durin: era essa un pilastro di dura roccia, riccamente decorato nei secoli successivi con le rune che i Nani appresero dai loro cugini dei Monti Azzurri.
Nelle grotte che si estendevano sopra il lago, Durin fondò Khazad-dûm, che crebbe fino a diventare la più grande tra le città dei Nani nella Terra di Mezzo. A lui si unirono molti della sua stirpe, provenienti da Occidente e da Oriente, e nacque così la Casa di Durin. Il suo popolo divenne noto come la stirpe di Durin, o Lungobarbi.
Durin visse a lungo, più a lungo di qualunque altro della sua gente, tanto che fu detto “l’Immortale”. E il suo Regno durò quasi come l’intera Prima Era, dal tempo del viaggio degli Eldar a Occidente – si dice infatti che fu al momento della loro partenza che i Padri dei Nani si risvegliarono – fino agli ultimi secoli, quando nel Beleriand infuriava la guerra contro Morgoth.
Eppure, la morte giunse anche per lui, e prima che si chiudesse la Prima Era, fu sepolto nella sua città eterna, Khazad-dûm, che rimase viva nei secoli come eco del suo nome e della sua gloria. Cinque altri Re ebbero i Nani dei Lungobarbi, nel corso delle epoche successive, che somigliavano così tanto al progenitore da essere chiamati come lui. E, dicono alcuni – e così è anche riportato nel Libro Rosso – si tratterebbe di una reincarnazione di tipo affatto diverso rispetto a quella degli Elfi: essi non venivano dotati di un nuovo corpo tale e quale al precedente, ma sarebbero vere e proprie reincarnazioni del proprio antenato.
Ma il settimo — l’ultimo Durin — verrà solo alla fine dei giorni dei Nani. E sarà il loro Re come Durin VII, e guiderà i Lungobarbi alla riconquista di Khazad-dûm e a una nuova epoca d’oro, prima che si compia definitivamente il loro destino, del quale i saggi tra Elfi e Uomini ignorano ancora l’intima natura.