Il dono di Galadriel a Gimli

«E quale dono un Nano gradirebbe ricevere dagli Elfi?», domandò Galadriel rivolgendosi a Gimli.
«Nessuno, mia Dama», rispose Gimli. «E’ per me un regalo sufficiente l’aver veduto la Dama dei Galadhrim, e udito le sue dolci parole».
«Ascoltate tutti, voi Elfi!»,
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Le lampade dei Valar e la Primavera di Arda

I Valar imposero ordine ai mari e alle terre e alle montagne, e Yavanna finalmente piantò i semi che a lungo era andata escogitando. E poiché, essendo i fuochi domati o sepolti sotto le colline, occorreva luce, Aulë su preghiera di Yavanna costruì due grandi luminari per la Terra di mezzo da lui edificata tra gli accerchianti mari.
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Kementàri, Regina della Terra

Yavanna, la Dispensatrice di Frutti. Essa ama tutte le cose che crescono sulla terra, e ne conserva nella propria mente le innumeri forme, da quelle degli alberi simili a torri nelle foreste d’un tempo, al muschio sulle pietre o alle piccole e segrete cose nell’argilla.
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Manwë e Varda

Manwë, il più caro a Ilùvatar, quegli che più chiaramente ne intende i propositi. Egli era destinato a essere, nella pienezza dei tempi, il primo di tutti i Re: signore del reame di Arda e sovrano di quanto vi dimora. Sùlimo è il suo soprannome, cioè Signore del Respiro di Arda.
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L’invidia di Melkor

Mentre dunque la Terra era ancora giovane e fiammeggiante, Melkor la desiderò ardentemente, e disse agli altri Valar: «Questo sarà il mio regno; e io lo designerò con un nome di mia scelta!».
Ma Manwë era il fratello di Melkor nella mente di Ilùvatar, ed era lo strumento principale del secondo tema che Ilùvatar aveva fatto risuonare di contro alla dissonanza di Melkor;
E Manwë disse a Melkor: «Questo regno tu non lo farai indebitamente tuo, perché molti altri hanno faticato qui non meno di te».
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Legolas e Gimli a Minas Tirith

L’Elfo e il Nano entrarono insieme a Minas Tirith, e coloro che li vedevano si stupirono alla vista di simili compagni; Legolas era infatti di una bellezza superiore a quella di qualunque Uomo, e cantava strofe elfiche mentre camminava nel mattino; Gimli invece avanzava con passo maestoso, carezzandosi la barba e volgendo lo sguardo qua e là.
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Luthien più non fuggì, e Beren venne a lei

Lùthien scomparve alla vista di Beren, il quale divenne sordo come chi sia preda d’incantesimo, e a lungo s’aggirò per i boschi, selvaggio e vigile come una belva, cercandola. In cuor suo la chiamava Tinùviel, che significa Usignolo, come vien detta nella lingua degli Elfi Grigi questa figlia del crepuscolo, perché non sapeva quale altro nome darle.
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Il Signore di Gran Burrone

Il volto di Elrond non aveva età, non era né vecchio né giovane, eppure recava vivo il ricordo di molte cose tristi e di molte felici. I capelli erano scuri come le ombre del crepuscolo, ed in testa portava un cerchietto d’argento; nei grigi occhi limpidi scintillavano miriadi di stelle.…

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Il momento più tragico

Così Gollum li trovò molte ore dopo, quando tornò strisciando furtivo giù per il sentiero immerso nelle tenebre. Sam sedeva appoggiato alla roccia, con la testa ciondolante e il respiro profondo. Sulle sue ginocchia la testa di Frodo, che dormiva un sonno calmo e tranquillo; sulla fronte bianca era posata una delle scure mani di Sam, mentre l’altra proteggeva dolcemente il petto del padrone.
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