Finrod si soffermò un attimo; poi, guardando Andreth gravemente, disse: « Forse era stato preordinato che noi Elfi, e voi Uomini, prima che il mondo invecchiasse dovessimo incontrarci e recarci notizie gli uni gli altri, che tu ed io, Andreth, dovessimo sederci qui e parlare assieme, attraverso il baratro che separa la nostra affinità, in modo che mentre l’Ombra ancora cova nel Nord, non cadessimo preda della paura.»
«Attraverso il baratro che separa la nostra affinità!», esclamò Andreth. «Non v’è dunque altro ponte tra noi, se non il solo parlare?»
«Potrebbe esserci. Per alcuni. Ma non lo so.» rispose.
«Il divario, forse, è piuttosto tra i nostri destini, perché altrimenti saremmo parenti stretti, più stretti di qualsiasi altra creatura al mondo. Tuttavia è pericoloso attraversare un solco creato dal fato; e se qualcuno dovesse farlo, non troverebbe gioia dall’altra parte, ma piuttosto i dolori d’entrambi. Così credo.
Ma perché dici “mero parlare”? Le parole non superano persino il divario tra una vita e l’altra? Tra te e me sicuramente è passato ben più che un vuoto suono, no? Oppure non ci siamo avvicinati affatto? Ma questo, suppongo, è di poco conforto per te.»
«Non ho chiesto alcun conforto.», disse Andreth, «A che mi serve?»
«Per il fato degli Uomini che ti ha toccata come donna.» disse Finrod. «O credi non sappia che provi un forte amore per mio fratello? Aegnor, la Fiamma Intensa.. Non sono passati molti anni da quando vi siete incontrati per la prima volta e le vostre mani si sono toccate in questa Oscurità.
È questa l’amarezza che ha attraversato tutte le tue parole, non è vero? Se potessi parlarti in qualsiasi modo di conforto, tu lo giudicheresti “signorile”, e solo perché proviene da uno che sta dal mio lato del solco che ci separa. Ma cosa potrei dirti, se non rammentarti quella Speranza che tu stessa hai rivelata?
siamo stati creati così: parenti stretti, Ma non ci siamo fatti da soli, non siamo stati noi Eldar a stendere il divario.
«Andreth, te lo dico: Aegnor ti ha amata. E per te non prenderà mai più la mano d’una sposa del suo stesso sangue, ma vivrà da solo fino alla fine, ricordando quel mattino sui monti del Dorthonion. Ma fin troppo presto la sua fiamma si spegnerà nel vento del Nord. Agli Eldar è data preveggenza in molte cose non lungi dall’accadere, sebbene raramente gioiose. Ed io ti dico che tu vivrai a lungo secondo i canoni della tua specie; ma lui se ne andrà prima di te, né più vorrà ritornare.»
A quel punto Andreth si alzò ed allungò le mani verso il fuoco.
«Allora perché se ne è andato? Perché lasciarmi quando avevo ancora alcuni anni belli da vivere?»
«Mi spiace,» disse Finrod, «ma temo che la risposta non ti darà conforto. Gli Eldar hanno una natura e voi un’altra. Ed accade che gli uni giudichino gli altri secondo il proprio punto di vista; fino a quando non hanno compreso appieno, il che ben pochi fanno. Siamo in tempo di guerra, Andreth, e in simili condizioni gli Elfi non si sposano né concepiscono figli, ma si preparano per la morte… o per la fuga. Aegnor non spera, e neppure io, che questo assedio di Angband possa durare ancora a lungo. Ed allora che ne sarà di questa terra? Se fosse il suo cuore a comandare, egli avrebbe desiderato prenderti e fuggire lontano, ad est o a sud, lasciando i parenti suoi ed i tuoi. Amore e lealtà lo legano ai suoi. E tu, quanto sei legata ai tuoi? Rammenta che tu per prima hai detto che con la fuga non c’è scampo in questo mondo.
No, se mai matrimonio sarà possibile tra un mio consanguineo ed uno tuo, ciò potrà avvenire solo per qualche alto disegno del Fato. E sarà di breve durata, e duro nella conclusione. Davvero, la sua fine meno crudele sarebbe che la morte lo terminasse in fretta.»
«Ma la fine è sempre crudele. Per gli Uomini.» disse Andreth. «Non gli avrei più dato disturbo, una volta che la mia breve giovinezza fosse sfumata. »
«Forse no.» disse Finrod. «Almeno, così tu credi ora. Ma hai pensato a lui? Non avrebbe sopportato di correrti avanti, ma sarebbe rimasto al tuo fianco per sostenerti. Allora tu avresti provato pena in ogni istante, una pena senza rimedio; mentre lui, a sua volta, avrebbe sofferto per il tuo dolore.
Andreth,! Vita ed amore per gli Eldar risiedono soprattutto nella memoria; sicché noi, ma forse non tu, preferiamo un bel ricordo di qualcosa che è rimasto incompiuto, ad uno che si conclude tristemente. Ora egli si ricorderà sempre di te al sole del mattino, e di quell’ultima sera alle acque di Aeluin, quando contemplò il riflesso del tuo viso con una stella presa tra i capelli. Sempre, fino a quando il vento del Nord spegnerà la sua fiamma. E poi ancora, mentre se ne starà seduto alla Casa di Mandos nelle Aule dell’Attesa, fino alla fine di Arda.»
«Ma quale ricordo avrò io?». disse lei. «E quando sarà giunta la mia ora, in quali aule mi ritroverò? In un’oscurità in cui persino il ricordo della Fiamma Intensa verrà spento? Ed anche il ricordo del rifiuto. Oh, almeno quello!»
Finrod sospirò e si alzò in piedi.
«Gli Eldar non hanno parole che possano curare simili pensieri, adaneth.» disse. «Vorresti forse che Elfi ed Uomini non si fossero mai incontrati? E la luce della Fiamma, che in tal caso non avresti mai vista, non ha più alcun valore per te neppure adesso? O forse credi che lui ti abbia disprezzata? Metti da parte almeno questo pensiero, che proviene dall’Oscurità, e vedrai che il nostro discorrere non sarà stato del tutto vano. Addio!»
La stanza si fece buia.
Finrod prese la mano di lei alla luce del fuoco.
«Dove vai?» gli domandò Andreth.
«Su nel Nord;» rispose, «alle armi, all’assedio, alle mura di difesa. Così che ancora per un poco, nel Beleriand, i fiumi possano scorrere limpidi, e germogliare le foglie, e gli uccelli intessere i loro nidi, prima che giunga la Notte.»
«Lui sarà lì? Alto, luminoso, il vento tra i capelli? Diglielo. Digli di non essere imprudente. Di non cercare il pericolo oltre il bisogno!»
«Glielo dirò.» rispose Finrod. «Ma posso anche dirti di non piangere. È un guerriero, Andreth, ed ha uno spirito collerico. In ogni colpo che vibra, egli vede il Nemico che ti affligge.
Ovunque tu andrai, che possa tu trovare la luce. Ed attendici lì, mio fratello e me!».
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Di lì a poco Aegnor verrà ucciso nella Dagor Bragollach la battaglia della fiamma improvvisa.
Finrod rischierà la vita in un’imboscata degli orchi e verrà salvato da Barahir (padre di Beren). Finrod in segno di riconoscenza gli donerà il suo anello, promettendo eterna amicizia e alleanza a lui e ai suoi discendenti, e giurando che se mai Barahir o uno dei suoi avesse avuto bisogno di aiuto, egli avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per dargli aiuto.
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J.R.R. Tolkien, edited by Christopher Tolkien, History of middle-earth, vol 10 “Morgoth’s ring”;
traduzione di Gianluca Meluzzi, su Endore.it
Aegnor and Andreth artworks by E. Kukanova;
-Stella del Vespro